I soldi per le pensioni e il patto saltato tra due generazioni

Introdotto dalla riforma Dini dal gennaio 1996, il metodo contributivo è un sistema di calcolo della pensione determinato esclusivamente in funzione dei contributi versati nell’arco della vita lavorativa

Milano, 27 luglio 2017 - 

LETTERA

Caro direttore, mi chiedo: perché non ci sono i soldi per le nostre pensioni? Questi soldi sono già stati tutti versati dai cittadini e dovrebbero essere a nostra disposizione (sempre). Qualcheduno li ha adoperati defraudando i cittadini? Nel caso si denuncino e si pignorino immediatamente i beni e i soldi di dirigenti, politici, funzionari relativi agli ultimi 30 anni e si ridia il tutto ai pensionati , che non devono ricevere la pensione dai loro figli o nipoti o extracomunitari, ma dai loro soldi che hanno già versato. Santino N.

RISPOSTA

Introdotto dalla riforma Dini dal gennaio 1996, il metodo contributivo è un sistema di calcolo della pensione determinato esclusivamente in funzione dei contributi versati nell’arco della vita lavorativa. A differenza del metodo retributivo che, invece, eroga la prestazione sulla base delle ultime retribuzioni percepite, nel contributivo il lavoratore accumula, su una sorta di conto corrente virtuale, una percentuale della retribuzione annua pensionabile percepita. In teoria, ognuno di noi dovrebbe aver garantita la pensione proprio attraverso la personale contribuzione ed attingere dal “conto personale” al momento della quiescienza. Ma non è così. Il sistema pensionistico italiano si regge storicamente sul principio della ripartizione, cioè sulla solidarietà tra le generazioni, che può reggere fino a quando la popolazione attiva è maggiore della popolazione in pensione. Quando si verifica il contrario, tale sistema entra in crisi. Ciò è quanto accaduto in Italia nei primi anni Novanta. La riforma che ha spostato l’asse dalla retribuzione alla contribuzione ha solo iniziato a correggere questi difetti, ma i suoi effetti saranno apprezzabili solo nel lunghissimo periodo. sandro.neri@ilgiorno.net