Il fantasma delle città "fortificate"

Vedere qualche panettone di cemento in più o camionette di militari sempre più assidue nel transitare per le vie, come a Milano, può dare sollievo, ma è veramente la risposta più efficace perché non si ripetano scene di camion o furgoni usati come bombe tra la folla?

Milano, 19 agosto 2017 -

LETTERA:

COLPISCONO come e dove vogliono, saranno cani sciolti dell’Isis o di qualsiasi altra organizzazione terroristica poco importa. Importa invece che ci siano state altre vittime innocenti e che per l’ennesima volta una città europea sia stata colta di sorpresa. È che noi abitiamo in centri che non sono stati pensati per essere difesi. Questo rende quasi impossibile prevenire o impedire un attacco del genere. Quanti ancora ne dovremo subire prima di ricorrere a ripari? Alfredo, Milano

RISPOSTA:

VEDERE qualche panettone di cemento in più o camionette di militari sempre più assidue nel transitare per le vie, come a Milano, può dare sollievo, ma è veramente la risposta più efficace perché non si ripetano scene di camion o furgoni usati come bombe tra la folla? Ripensando all’attacco di Barcellona resta da chiarire come il veicolo dell’attentatore sia riuscito a raggiungere la Rambla attraversando una zona che è un ginepraio presidiato da forze dell’ordine che controllano microcriminalità e altri abusi (perché anche lì si accattona, si borseggia, ci si straccia con l’alcol e c’è prostituzione). In soldoni: è difficile pensare a degli interventi che rivedano la filosofia delle nostre città, disegnate per avere un effetto di inclusione. L’argomento chiama in causa gli urbanisti, non solo lo Stato. Se si avverte questa emergenza sicurezza, non si può pensare che solo al governo centrale competa il compito di garantire la tutela del cittadino. A questo punto ogni sindaco si troverebbe costretto a ripensare gli spazi pubblici per “difendere” chi li frequenta. Con quali indirizzi poi e con quali fondi? Ma soprattutto, un simile intervento richiede tempi non certo celeri e non conciliabili con l’emergenza. ivano.costa@ilgiorno.net​