Colpevoli di disastro

Non piove, governo ladro. Guardi il cielo, e vedi solo azzurro

Milano, 24 luglio 2017 - Non piove, governo ladro. Guardi il cielo, e vedi solo azzurro. Al massimo intravvedi le Cinque Stelle appannate di una città, la capitale d’Italia, con l’acqua razionata come un qualunque comune della Sicilia o del Maghreb. Brutta bestia, la siccità. Le Regioni chiedono lo stato di calamità, ma più dei miliardi che ricompenseranno (speriamo) gli agricoltori, servirebbe una bella perturbazione atlantica. Solo un ricordo del clima che fu. Le uniche tempeste (inutili) finiscono per essere quelle politiche. Il governatore Zingaretti blocca il prelievo dal lago di Bracciano in emergenza idrica, l’azienda non sa che acqua pigliare perché altri bacini non esistono. Risultato: milioni di cttadini e centinaia di migliaia di turisti potranno lavarsi a rubinetti alterni, o fare la fila a qualche autobotte di soccorso. Come nel dopoguerra. Roma città aperta: alla sete. E ci si chiede, con una punta di tenerezza, se sia Roma ad avere bisogno di una macumba, o la povera Raggi che si porta dietro incertezze, inefficienze e pure sfortuna.

In realtà Roma non è sfortunata, e non c’è solo un problema di braccio di ferro tra Regione Pd e Campidoglio grillino. Perché se fosse così, e la gente restasse a secco, bisognerebbe fare una retata e sbatterli tutti in galera per omissione di atti di ufficio e disastro colposo. Invece, basta dire che lo spettacolo è penoso, e che non è obbligatorio fare gli amministratori pubblici, visti i risultati. Purtroppo, oltre a questo, c’è molto altro. Tanto malgoverno. Tanta inettitudine. Tanta ruberia. Non sarà mafia capitale, ma di sicuro è Roma sciupona, con tutti i soldi presi e mal spesi. Con i suoi disastri che vengono da lontano: i rifiuti, ad esempio. Non calamità naturali, imprevedibili, ma servizi minimi, quotidiani, indispensabili. Emergenze per cui devono esistere dei paracadute, dei piani B che non siano il razionamento. A Roma, come in tante parti del Paese. Senza invasi, senza riciclaggio delle acque , almeno per l’agricoltura; se il 60 per cento dei campi coltivati è a secco, non dipende solo da un’estate con il solleone. Vuol dire che il territorio, concetto di cui ci riempiamo la bocca, non lo curiamo né quando piove molto, né quando piove troppo poco. E se il cielo è arido, possiamo prendercela con il clima. Ma se l’acqua è razionata, basta rivolgersi al Campidoglio.