L’Italia è ferma agli anni Cinquanta nella promozione

"Noi non facciamo promozione del nostro Paese, la cui percezione all’estero, come lei osserva, è ferma alla Dolce Vita"

Milano, 17 febbraio 2018 - 

LETTERA

CARO DIRETTORE, ho visto una puntata di un noto serial televisivo americano. Tra sparatorie e spionaggi, un gruppo di Marines è sbarcato a Napoli. E qui la sorpresa. Pur essendo la storia ambientata al giorno d’oggi in un tripudio di tecnologia e mondo digitale, Napoli è stata rappresentata come nel 1950: circondato da scugnizzi irreali, il carretto del pescivendolo ha tagliato la strada a una vecchia Fiat trovata in chissà quale museo. E lui, l’italiano, un personaggio ignorante, brutto, basso ma simpatico sembrava uscito da un film in bianco e nero di De Sica. Mi chiedo: è questa l’immagine che il nostro Paese ha nel mondo? C.D.

RISPOSTA

DIVERSE RAGIONI SPIEGANO questa ambientazione fuori dal tempo che lei ha visto nel suo poliziesco. La prima non dipende da noi, ma dagli americani, che non viaggiano, non hanno il passaporto e sono liberi di immaginare che il mondo sia come pare a loro, non come è evoluto nel frattempo. La seconda ragione invece è tutta a nostro carico. Noi non facciamo promozione del nostro Paese, la cui percezione all’estero, come lei osserva, è ferma alla Dolce Vita. In una battuta, ha fatto più il mitico “first Paparazzo” Tazio Secchiaroli dell’Expo 2015. E questo è un tema grave, perché sebbene l’immagine italiana sia buona per il turismo, perché via Veneto è bella sempre, non è aggiornata, non rende giustizia ai Politecnici, agli incubatori, alle startup, ai centri di ricerca, alla classe dirigente nel pubblico e nel privato che, pur insieme a tanti dinosauri, innova, ha coraggio, investe e produce. In sintesi non invitiamo gli investitori stranieri a fare business da noi; non abbiamo un canale di comunicazione internazionale in inglese, cinese, spagnolo e russo; non abbiamo un sistema di promozione efficace. Penso che, anche in chiave elettorale, questo sia un tema di grande importanza per la classe politica italiana. sandro.neri@ilgiorno.net