Le inutili prefetture

Ancora si scava, ancora si spera di salvare altri sopravvissuti e si teme di trovare altri poveri morti

Milano, 24 gennaio 2017 - Ancora si scava, ancora si spera di salvare altri sopravvissuti e si teme di trovare altri poveri morti. E già s’indaga per disastro e omicidio plurimo colposo. Il Procuratore di Pescara intervistata dal nostro giornale non esclude nulla. Un hotel costruito «in una zona a rischio valanghe» e un processo concluso con un’assoluzione; il concretizzarsi di questo rischio nelle rilevazioni del servizio valanghe; le condizioni della viabilità, gli allarmi lanciati e non raccolti. Tutto sarà vagliato per individuare, al di là di polveroni e di sciacallaggi, responsabilità e responsabili. Ma solo tra parecchio tempo avremo un dibattimento pubblico e un giudizio. Intanto le cronache fanno riemergere - avvolte e aggravate dai lutti - domande e dubbi antichi su come funziona il nostro ordinamento statale. Sebbene la Costituzione neppure li nominasse i prefetti rimasero nel nostro ordinamento: rappresentano il Governo e coordinano gli uffici periferici dello Stato.

Sopravvissute a tutte le sedicenti riforme federaliste si sono visti confermare, oltre l’ordinaria produzione di carte, timbri, autorizzazioni, divieti, controlli, scioglimenti, i poteri di agire in supplenza e carenza di iniziative spettanti a Comuni e Provincie, o per gravi e incombenti pericoli per l’ordine pubblico o per prevenire e reagire a calamità naturali. Disposizioni di legge che per un verso autorizzano una sistematica ingerenza nella vita di assemblee e governi locali, e per l’altro consentono un’altrettanto sistematica diserzione: dunque, in sintesi, l’arbitrio come regola.

La confusione che già era grande è stata aggravata dalla legge Delrio. La riforma abrogando le province elettive le ha sostituite con organismi in stato embrionale. In alcuni casi si sono formate città metropolitane, in altri indeterminate «aree vaste» entrambe, peraltro, prive di sicure dotazioni di bilancio e quindi dei mezzi operativi necessari ad assolvere alle loro competenze. Così è stato per la pratica impossibilità della Provincia di Pescara di riparare mezzi di soccorso avariati, mentre la prefettura non disponeva l’immediato reperimento di altri mezzi. L’abrogazione della stessa legge Delrio decretata dalla vittoria dei No nel referendum del 4 dicembre ha finito di dare l’ultima pennellata surreale al marasma istituzionale e delle competenze che si trascina da tempo. Ora, per venire incontro all’angoscia delle popolazioni colpite dai terremoti e dalle slavine, Gentiloni ha annunciato il rafforzamento dei poteri della Protezione civile e del commissario alla ricostruzione. Insomma un altro cambio di marcia rispetto a Renzi che voleva decentrare queste responsabilità. Ebbene, non sarebbe il caso di interrogarsi circa l’utilità di continuare ad assegnarle anche ai prefetti? E i prefetti stessi a che servono? «Che cosa ha dato all’Italia quell’armatura dello stato di polizia? Nulla», diceva Luigi Einaudi, primo e unico presidente liberale della Repubblica, e proseguiva: «La distruzione della sovrastruttura napoleonica che gli italiani non hanno amato mai offre l’occasione di ricostruire lo Stato partendo da ciò che tutti conosciamo ed amiamo; e sono la famiglia, il comune, la vicinanza e la regione. Così possederemo finalmente uno Stato vero e vivente».