Pioltello, la scuola paga le scarse risorse per fare integrazione

L’integrazione rischia di rimanere una parola vuota, se non si mettono in campo le migliori risorse e le migliori intelligenze per realizzarla

DOMANDA:

FACILE, caro direttore, puntare il dito oggi contro la scuola o, peggio, contro gli insegnanti di Pioltello che da anni stanno cercando di affrontare il nodo integrazione. E che ora si sono trovati a comporre due classi, una con quasi tutti italiani, l’altra con quasi tutti stranieri. La verità è che da anni nessuno fa niente, e ci sono intere città alla prese con un problema - quello dell’integrazione - che forse è troppo grande per essere affrontato in questo modo. Una mamma, da ilgiorno.it

RISPOSTA:

GENTILE SIGNORA, puntare il dito contro qualcuno non è la nostra vocazione. Noi raccontiamo le cose che accadono. E, quando ci riusciamo, le spieghiamo ai nostri lettori consultando gli addetti ai lavori. Concordo con lei su due concetti. Il primo: l’integrazione rischia di rimanere una parola vuota, se non si mettono in campo le migliori risorse e le migliori intelligenze per realizzarla. Il secondo: solo gli insegnanti di quei ragazzini di Pioltello hanno tutti gli strumenti per valutare i loro alunni e per scegliere la soluzione migliore. Detto questo, però, lei converrà con me su un aspetto: nessuno, né gli italiani né gli stranieri, deve essere penalizzato nella didattica. Se un ragazzino che arriva dall’Africa non capisce la lingua dell’insegnante, è chiaro che bisogna affiancarlo e fare in modo che la lingua la impari. Allo stesso modo, chi la lingua la comprende bene perché è la sua, ha il diritto di usare questo strumento per fare progressi senza rallentamenti. Riuscire a farlo tutti insieme è la vera sfida. Perché così impareremo anche ad apprezzare culture diverse. sandro.neri@ilgiorno.net