Tutti a piedi per lui

Arriva il Papa, tutti a piedi. È più o meno quello che è stato annunciato nei giorni scorsi. Un’indicazione di massima: stop al traffico a Monza e nei Comuni vicini. Nessuna precisazione sui tempi e i modi di applicazione del blocco

Monza, 26 febbraio 2017 - Arriva il Papa, tutti a piedi. È più o meno quello che è stato annunciato nei giorni scorsi. Un’indicazione di massima: stop al traffico a Monza e nei Comuni vicini. Nessuna precisazione sui tempi e i modi di applicazione del blocco. Difficile pensare che riguardi l’intera giornata: forse soltanto il pomeriggio, che vedrà il Pontefice arrivare e dirigersi al Parco. E su tutta l’area o soltanto nelle zone interessate dal passaggio di Francesco?  Nel maggio del 1983 a Monza arrivò Giovanni Paolo II. Chi c’era ricorda il traffico bloccato in centro e il grande afflusso di folla lungo tutto il percorso seguito dall’auto del Papa, che incontrò 250 mila giovani all’Autodromo e attraversò la città. Questa volta invece il corteo papale punterà direttamente sul Parco e da lì ripartirà. Perché, se ancora esistono incertezze sui provvedimenti che accompagneranno l’evento, il piano degli spostamenti del Pontefice, messo a punto e comunicato con la massima precisione dalla Curia, indica come momento chiave dell’intera giornata la Messa che Francesco celebrerà al Parco di fronte a migliaia di fedeli: mezzo milione secondo le stime più riduttive, un milione nell’ipotesi massima.

Tutti a piedi, allora. E tutti al Parco. Una scelta che ha immediatamente dato il via a lagnanze e proteste dal fronte ambientalista. Il Comitato per il Parco ha addirittura indirizzato una lettera al Papa per invitarlo a prendere in considerazione altre aree per la celebrazione del rito. Ma, al di là dei dubbi sulla validità delle alternative suggerite, resta la solita presa di posizione degli strenui difensori del verde preoccupati per i danni che l’eccezionale afflusso di persone potrebbe provocare al grande prato dell’ex ippodromo e alle vie d’accesso. Lamenti per lo spostamento di alcuni alberi, proteste per le dimensioni del palco sul quale verrà celebrata la funzione religiosa. Più o meno le medesime lamentele che accompagnano lo svolgimento del Gran Premio o di qualche concerto. L’impressione è che i paladini del verde intoccabile non si rendano conto dell’eccezionalità dell’evento (non siamo a Roma, dove i Papi sono di casa) e della necessità di offrire uno spazio adeguato alla presenza e alla parola di un Papa, che, fra l’altro, non ha mancato di lanciare appelli proprio a sostegno della difesa del Pianeta.

L’idea però è che quando Francesco ha invitato al rispetto delle risorse naturali della Terra non si riferisse esattamente ai 40 ettari (su 720) di prato dell’ex ippodromo monzese, ma pensasse ad altri, ben più drammatici,insulti ai beni naturali. Così, pur nella premurosa attenzione ad un corretto uso del Parco, sarebbe bene non dimenticare che in ogni caso si tratta di uno spazio verde destinato ad un uso pubblico e non di una nicchia riservata agli appassionati dello jogging domenicale con le loro aggraziate tutine. In caso contrario il rischio è quello di farne uno spazio vietato a tutti, anche ai bambini che possono strappare i fiori e camminare sull’erba. Un’immensa, vezzosa, impraticabile aiuola.