Milano, il traffico e l’uso intelligente delle strisce blu

Sono un imprenditore a capo di una società di servizi e ho l’ufficio in una zona semi centrale di Milano

Milano, 25 settembre 2016 - Sono un imprenditore a capo di una società di servizi e ho l’ufficio in una zona semi centrale di Milano. Sarò costretto a chiudere o a cambiare città perché da qualche mese ci sono le strisce blu davanti al nostro palazzo. I miei dipendenti usano quasi tutti l’auto, per il mestiere che fanno e i tempi che devono osservare non esistono alternative. I miei clienti e i miei fornitori pure. Usare l’auto in città non è un vezzo snob: è un’esigenza fortissima. Fabrizio P - Milano

In Italia manca una pianificazione territoriale: non si capisce mai se un quartiere debba essere residenziale o industriale, turistico o del terziario. Non posso aiutarla, se non rispettando il mandato della mia professione, quello dell’osservatore che denuncia i fatti, sollecita i responsabili a intervenire o, più semplicemente, li invita a trovare una soluzione ai problemi. Non definirei le strisce blu un problema. Specie a Milano. Oltre che a fare cassa, servono comunque a mettere ordine nel traffico cittadino. Per esempio alimentando una rotazione delle auto in sosta. Rotazione fondamentale nei quartieri del centro, spesso assediati dalle macchine, un po’ meno nelle periferie. Dove peraltro meno frequenti sono i controlli, e quindi meno puntuale il pagamento delle ore di sosta. Certo per chi usa l’auto per recarsi in ufficio un problema c’è. Ma va affrontato chiedendo al Comune servizi di trasporto più efficienti. Slogan a parte, solo così sarà possibile iniziare a rinunciare all’auto andare al lavoro. sandro.neri@ilgiorno.net