Ma io resto in gruppo

Cartellino rosso. Da oggi non si timbra più. O, meglio, qualche fortunato non timbra più

Milano, 19 febbraio 2018 - Cartellino rosso. Da oggi non si timbra più. O, meglio, qualche fortunato non timbra più. Comodi comodi, a casa loro, a letto, sul divano, lavorano e producono a distanza. È lo smart working, traduzione lavoro agile, ma sarebbe meglio dire figo. Ne conosco due, di questi lavoratori da remoto. Uno era davvero agile, l’ho incrociato sulle piste da sci, erano le 8,30 e andava come un matto giù da una nera. Alle 9 doveva essere davanti al computer, pronto a immergersi in bilanci e derivati. Alle 13 faceva la pausa – tanto era già vestito – quindi si proiettava di nuovo sulle piste, poi tornava al lavoro alle 14,30. L’altro è un giornalista. Lo vedo scrivere i suoi pezzi in spiaggia, sotto l’ombrellone, al massimo sotto il gazebo del bar. Fa le sue interviste, prende appunti, scrive articoli, senza mai indossare niente più di un costume. Sono sicuro che, con l’allenamento, riuscirà a lavorare anche mentre fa il bagno. Fortunati? Forse no. L’ossessione di Fantozzi – il famigerato cartellino, con i timbratori seriali e le fughe dalle finestre – ha anche i suoi lati positivi. Il posto di lavoro è un luogo dove, appunto, si fatica – non esageriamo – ma anche dove si chiacchiera, ci si scambiano idee, opinioni, si commenta la farfallina di Belen o il rigore di Insigne. Il lavoro è sudore – non esageriamo – ma anche compagnia, socialità, gruppo, perfino solidarietà. Il bancario che sfreccia giù dalle montagne a chi confida le sue ambasce, i suoi dubbi, le sue felicità? Senza contare, quando torna a casa, la non sempre auspicabile presenza di moglie e figli. Lavorare da soli è deprimente, sappiatelo. Smort working.