Fabo, il fine vita e la libertà di decidere il come e il quando

"Il grande assente nel tentativo di mettere a fuoco temi fondamentali come quello del fine vita è, ancora una volta, la politica"

Milano, 16 febbraio 2018 - 

LETTERA

CARO DIRETTORE, a una vicenda lacerante come quella della morte del dj Fabo e del processo per istigazione al suicidio per Marco Cappato bisognerebbe, io credo, accostarsi in silenzio e con il massimo rispetto. Invece sento un gran vociare, sono tutti a sostenere che il suicidio sia stato vuoi giusto, vuoi sbagliato a seconda del proprio credo, delle proprie convinzioni, della propria parte politica. Non è un bel modo di affrontare un tema importante come quello del fine vita. Marina G., da ilgiorno.it

RISPOSTA

NON SOLO QUELLO CHE DICE lei è sacrosanto, è vero anche che molti dei giudizi che ho sentito in queste ore sono figli dei preconcetti e non dei fatti. Il principio enunciato in queste ore dalla Corte d’Assise di Milano sul tema degli ultimi momenti di vita, si spinge ancora più in là, sostenendo di fatto che la libertà di un individuo di decidere come e quando morire vale a prescindere dalle sue condizioni di salute. Io non pretendo, ovviamente, che tutti siano d’accordo. Ma le considerazioni alla base della (possibile) questione di illegittimità costituzionale di parte del reato di istigazione o di aiuto al suicidio stanno tutte qui. Il grande assente nel tentativo di mettere a fuoco temi fondamentali come quello del fine vita è, ancora una volta, la politica. Ed è ovvio che ci sia chi questo grande vuoto tenti in qualche modo di colmarlo. Quanto al dj Fabo, quale sia stata la sua determinazione è noto a chiunque lo abbia ascoltato almeno una volta. Una determinazione esercitata proprio nella libertà di decidere il quando e il come. sandro.neri@ilgiorno.net