Così la lotta all’evasione fiscale ha ucciso la nautica

Vivo a Milano e avevo una barchetta di nove metri che tenevo in Sicilia dove ancora abitano i miei genitori

Milano, 26 settembre 2016 - Vivo a Milano e avevo una barchetta di nove metri che tenevo in Sicilia dove ancora abitano i miei genitori. L’ho venduta, era impossibile mantenerla perché il fisco mi ha perseguitato e ogni volta che uscivo in mare venivo fermato dalla pattuglia di turno: tutti a caccia dell’evasore. Sono tornato al Salone della Nautica di Genova e al di là dei proclami mi sembra che, in sintesi, la nautica in Italia sia scomparsa. Non è un peccato? Luigi P. - Milano

Basta un'occhiata per notare le differenza fra i porti turistici italiani, che sono vuoti e disadorni, e quelli di Croazia e Francia che sono pieni e belli. Concordo: la nautica oggi non è più quell’industria fiorente di qualche decennio fa a seguito di una dura crisi che ha avuto il culmine col governo Monti. Le racconto un episodio. L’anno scorso un imprenditore di questo settore mi ha invitato a visitare il suo cantiere, chiuso e senza operai. Nel primo capannone c’erano le barche invendute, ricoperte di polvere. Nel secondo capannone c’erano i macchinari per costruire le barche, spenti e anche in questo caso ricoperti di polvere. Nel terzo e ultimo capannone c’erano i macchinari dei terzisti. Bene la lotta all’evasione, purché la si faccia incrociando i dati. La fine della nautica italiana a causa di leggi e tasse inique è stata la strage impunita di un territorio, di un pezzo di industria e di storia. sandro.neri@ilgiorno.net