Centrodestra e divisioni

Il fuoco cova sotto la cenere e c’è chi scommette che dopo il 4 marzo si aprirà la resa dei conti definitiva tra azzurri e Carroccio

Milano, 14 febbraio 2018 - Se Atente piange, Sparta non ride. Le divisioni nel centrosinistra sono forse più evidenti di quelle del centrodestra, considerate le recenti scissioni e la scarsa considerazione che il Pd ha avuto per il territorio lombardo nel momento in cui sono state compilate le liste elettorali. Tuttavia, anche la coalizione composta da Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e “quarta gamba” non se la passa bene, anzi sembra seduta su una polveriera. Il fuoco cova sotto la cenere e c’è chi scommette che dopo il 4 marzo si aprirà la resa dei conti definitiva tra azzurri e Carroccio. La frase infelice del candidato leghista al Pirellone, Attilio Fontana sulla “razza bianca” ha suscitato malumori in molti moderati, che sembrano guardare con maggior simpatia al candidato del centrosinistra, Giorgio Gori, più noto dell’avversario e con trascorsi come dirigente Mediaset. Lo spettro del voto disgiunto aleggia, quindi, sul risultato della corsa al Pirellone e molti sondaggi accreditano il sindaco di Bergamo di un risultato ben superiore a quello della somma delle liste che lo sostengono, a riprova della sua forte capacità attrattiva. Le fibrillazioni dentro la Lega, tra maroniani e salviniani, unite a quelle tra Forza Italia e Carroccio per la supremazia in terra lombarda, potrebbero produrre giochi sotterranei sulle preferenze e rendere imprevedibile l’esito del voto. Gli azzurri (e forse anche i leghisti fedelissimi dell’attuale governatore) vorrebbero dimostrare a Matteo Salvini che il suo candidato Fontana è un freno per la coalizione e non un moltiplicatore di consensi.  Viceversa, il segretario della Lega punta a consolidare la sua supremazia al nord e a limitare i danni elettorali dell’improvvisa rinuncia alla candidatura da parte di Roberto Maroni, facendo dimenticare in fretta quest’ultimo. Proprio mirando a tale obiettivo ha ingoiato il rospo di dover imbarcare nell’alleanza gli odiati centristi che per cinque anni a Roma sono stati al governo con la sinistra e, in caso di vittoria, dovrà rassegnarsi all’idea che Fontana conceda loro assessorati e posti-chiave. Il candidato del centrodestra alla successione di Roberto Maroni si sta muovendo con passi felpati e in punta di piedi. Dovrebbe forse accentuare la sua caratterizzazione territoriale e parlare di più di temi lombardi, proprio per guadagnare consensi personali, al di là di quelli che gli arriveranno dai partiti. Che potrebbero essere meno del previsto.