Le paure della sinistra

Resta ancora incerta la data delle elezioni politiche, ma nelle regioni come la Lombardia, che saranno interessate anche al rinnovo dei consigli regionali, l’attesa è doppia

Milano, 12 dicembre 2017 - Resta ancora incerta la data delle elezioni politiche, ma nelle regioni come la Lombardia, che saranno interessate anche al rinnovo dei consigli regionali, l’attesa è doppia. Bisognerà capire se le due consultazioni verranno accorpate o se si svolgeranno separatamente, tra marzo e maggio 2018. Il centrodestra preme perché si voti nello stesso giorno per politiche e regionali, sia per contenimento dei costi, sia per stimolare la partecipazione degli elettori. Il Pd, invece, sta facendo pressioni sul ministro dell’Interno affinchè non firmi il decreto di accorpamento delle consultazioni e lasci che gli elettori lombardi vengano chiamati alle urne in momenti separati. Ciò per non schiacciare i temi regionali su quelli nazionali e per evitare che il confronto tra le forze politiche sia monopolizzato dalle priorità dei Palazzi romani anziché da quelle dei territori. Va ricordato che la giunta Maroni aveva già proposto che le elezioni regionali fossero anticipate alla fine di quest’anno e accorpate al referendum del 22 ottobre scorso, sempre per finalità di contrazione delle spese.

Ora il governatore ricavalca l’ipotesi election day. E’ evidente che il centrodestra, che sembra navigare col vento in poppa nei sondaggi su base nazionale, confida nell’effetto trascinamento e quindi conta di capitalizzare l’unificazione delle date per consolidarsi anche nei governi regionali. Ma se questo vale per regioni da strappare al centrosinistra, potrebbe risultare ininfluente in Lombardia, dove l’attuale giunta viene accreditata di un forte vantaggio sugli avversari di centrosinistra a prescindere dalla data del voto. Il Pd, dal canto suo, vorrebbe separare le due elezioni per tentare, almeno in Lombardia, di ricucire i rapporti con gli scissionisti e le altre forze minoritarie della sinistra. Solo se tutte insieme convergessero sul candidato Giorgio Gori la competizione con Maroni potrebbe risultare combattuta. Su base nazionale, invece, si sa già che i dem e il neonato partito di Grasso avranno candidati premier diversi. Ecco perché l’election day creerebbe più di un imbarazzo alla sinistra: come spiegare agli elettori che per il governo nazionale si corre ognuno per conto proprio mentre nelle regioni si punta su candidati unitari? *Doce