Donne discriminate ma le quote rosa sono umilianti

"Il processo è culturale. Distinguere fra un uomo e una donna oggi, nel lavoro come nella politica, è anacronistico. Il ruolo e le competenze non devono essere assegnati o riconosciuti in base al sesso"

DOMANDA:

CARO DIRETTORE, chi le scrive è un maschio, rispettoso di ogni forma di genere umano indipendentemente dal sesso. Come ogni anno ho assistito alla celebrazione dell’8 marzo. E come ogni anno assisto poi al silenzio su questo tema che cala a partire dal 9 marzo. La festa della donna è un po’ come la sagra del tortellino, dura un giorno e poi scompare, a mio avviso non rende un servizio a alcuna signora o ragazza. Le donne, al pari degli uomini vanno amate, mai discriminate. L.P., Varese

RISPOSTA:

UN CRIMINE COMPIUTO contro una donna è un crimine. Non è più o meno grave di un analogo crimine verso un uomo. Fin qui non ci sono dubbi. Più complessa e articolata è la questione della figura femminile nella società attuale. Pur con importanti miglioramenti rispetto al passato, non le sfugge che le donne siano tenute a volte ancora in condizioni di inferiorità rispetto ai maschi. Gli stipendi più bassi e l’esiguo numero di figure femminili nelle posizioni apicali delle imprese pubbliche e private sono l’esempio. A mio avviso le quote rosa non aiutano a raggiungere la parità di trattamento, anzi, sono per certi versi umilianti. Il processo è culturale. Distinguere fra un uomo e una donna oggi, nel lavoro come nella politica, è anacronistico. Il ruolo e le competenze non devono essere assegnati o riconosciuti in base al sesso. sandro.neri@ilgiorno.net