La legge e il buon senso

L’investitore di viale Monza è tornato sul luogo della tragedia solo per cercare il cellulare, quello del Vigentino si è scolato una birra dopo lo schianto, il killer di Baggio ha ritirato col bancomat della vittima

Milano, 19 ottobre 2017 - Ha fatto scuola il giudice che a luglio ha scarcerato a tempo di record un gambiano colpevole di aver accoltellato un poliziotto in zona Centrale. Il motivo? L’aggressore sapeva che l’agente aveva un giubbetto anti-proiettile. Ora, un collega ha dato via libera all’uscita dal carcere di un pirata della strada che prima ha investito a 150 km/h un padre di famiglia colpevole solo di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. E un altro giudice ha negato la premeditazione - concedendo lo sconto di pena - al killer di Baggio, al secolo Luca Marcarelli, che in «un attimo di schizzo» (parole sue) dovuto all’abuso di alcol e coca, ha colpito a bottigliate l’amica che stava dormendo.

Di recente è tornato a casa anche il peruviano che ubriaco al volante di un van ha investito un avvocato in zona Vigentino. Senza lasciargli scampo. Tutti gli assassini sono legati da un filo rosso: quello del sangue, sì. E quello della mancanza di segni di pentimento o umanità. L’investitore di viale Monza è tornato sul luogo della tragedia solo per cercare il cellulare, quello del Vigentino si è scolato una birra dopo lo schianto, il killer di Baggio ha ritirato col bancomat della vittima. Ora, per le loro “buone azioni”, sono stati premiati con condanne soft e scarcerazioni. Tutto in punta di legge, per carità. Ma lontano anni luce dal buonsenso.