Alla guerra del riso

Nell'epoca dei dazi, rispolverati da Donald Trump, c’è una fetta d’Italia che rischia di restare schiacciata da una politica che si muove nel modo opposto. È l’Italia dei produttori di riso

Milano, 30 aprile 2017 - Nell'epoca dei dazi, rispolverati da Donald Trump, c’è una fetta d’Italia - dell’Italia che produce e che lavora - che rischia di restare schiacciata da una politica che si muove nel modo opposto. È l’Italia dei produttori di riso, alle prese con un’Europa non più solo matrigna ma capace di scelte dal sapore kafkiano. E decisa a mobilitarsi per impedire che le importazioni di riso dai Paesi del Sudest Asiatico mettano in ginocchio un’agricoltura già minata dalla crisi legata alla situazione internazionale. Le importazioni da Cambogia, Laos, Vietnam, India dal Duemila a oggi sono aumentate del 400 per cento. Complice l’assenza di dazi, decisa dall’Ue nel 2009 per aiutare i Paesi meno avanzati. Il riso asiatico, cioè, entra nei mercati europei senza commissioni d’ingresso. E, per effetto dei bassi costi della manodopera, arriva nei negozi a prezzi concorrenziali, alla base della forte contrazione dei consumi del prodotto italiano.

Il mondo agricolo - soprattutto in Lombardia e Piemonte, che rappresentano rispettivamente il 50 e il 43 per cento della superficie coltivata a riso in Italia - lo denuncia da tempo. Ovviamente inascoltato. Perché il problema è soprattutto italiano e non europeo, e perché nel nostro Paese riguarda solo quattro regioni: Lombardia, Piemonte, Veneto e Sardegna. Non solo: aiutare i Paesi meno avanzati acquistando da loro, significa poter poi vendere loro nostri prodotti di altri comparti. Morale: molte aziende risicole rischiano la chiusura. Da qui la mobilitazione, che prevede, il 3 e 9 maggio, la discussione di una mozione per la salvaguardia del riso italiano nei consigli regionali di Lombardia e Piemonte. Oltre che una manifestazione di piazza davanti al Parlamento europeo in vista della ratifica del nuovo accordo commerciale col Vietnam. Non è una battaglia di campanile. E va vinta anche per tutelare i territori, le loro eccellenze e la salute dei consumatori. sandro.neri@ilgiorno.net