Confusi e maestri

Milano, 12 febbraio 2018 - Perché mai dovrebbero saperne di sesso, se non conoscono la punteggiatura? O se non sanno quanto tempo è passato tra l’ultimo faraone e il primo imperatore romano? Esageriamo, ovviamente. Ma è forse sbagliato inserire i dati che dipingono una gioventù ignorante in materia sessuale quasi come i loro ‘emancipati’ genitori, nel contesto generale di queste generazioni? Di questa società? Forse no. Nessuna meraviglia, dunque, se certi ‘segreti’ vengono scoperti il giorno dopo, e non esplorati il giorno prima. Se i buoni maestri e gli alunni disponibili sono latitanti più o meno come prima: la famiglia, la scuola. Quanti genitori si sono seduti una sera sul letto della figlia o del figlio adolescente e hanno detto: parliamone? Quanti figli sono stati ad ascoltare o non li hanno liquidati, magari per pudore? «Mamma, papà, io so già tutto».

E quanti prof, ammesso che sia rimasto in qualche angolo dei programmi scolastici, si è avventurato in una lezione in materia? Già rischiano di prendersi una coltellata se solo affermano vagamente il proprio ruolo ordinario. Figuriamoci se si azzardano a fare gli straordinari. Niente di nuovo sotto il sole dei vecchi insegnanti, insomma. In compenso, ora abbondano i cattivi maestri. La pornografia online, soprattutto, che illustra modelli estremi; che non è certo il metodo migliore per l’approccio, in particolare il primo, a un aspetto centrale della nostra vita, che deve mixare desiderio, istinto, amore. Poi la comunicazione internettiana, lo straordinario calderone in cui ogni messaggio diventa informazione. Senza gerarchie, senza filtro.

Del resto, se i genitori pensano di sapere tutto sui vaccini perché hanno... navigato, perché i figli non dovrebbero avere altrettante certezze sul sesso? Tante notizie, tante fonti: che non si traducono necessariamente in conoscenza. Anzi. È vero: sul sesso c’è più libertà, ma anche tanta confusione. Forse per questo ci si deve inebriare di alcol, droga, immagini. È una gioventù spesso multirischio, dicono gli esperti. Anche con il rischio, altissimo, di non saper amare.