Il rilancio del Cavaliere

Dopo sei mesi di silenzio, Silvio Berlusconi è tornato in televisione con il pretesto dei ballottaggi che vedono il centro destra favorito negli spareggi

Milano, 24 giugno 2017 - Dopo sei mesi di silenzio, Silvio Berlusconi è tornato in televisione con il pretesto dei ballottaggi che vedono il centro destra favorito negli spareggi di domani. Ma è appunto un pretesto. Se il Cavaliere è tornato di nuovo prepotentemente in campo lo si deve soprattutto ad altre due ragioni: ristabilire la leadership del centro destra, dopo che Salvini se l’era conquistata con una presenta massiccia e puntuale nei talk show e l’apertura della campagna per le elezioni politiche più impegnative dal 1994. Allora Berlusconi si mise alla testa della maggioranza silenziosa degli italiani che non voleva rassegnarsi ad essere governata dall’ultimo segretario del Pci: un nobile partito sconfitto dalla storia e al tempo stesso unico sopravvissuto nella strage di Tangentopoli. Lo fece per salvare le sue televisioni, ma anche perché conoscendo gli italiani meglio di chiunque altro (grazie alle televisioni) capì che volevano uscire dalla cappa partitocratica che li aveva soffocati. 

Oggi Berlusconi vuole evitare che vada al potere il partito di Beppe Grillo, un grande comico che grida «onestà, onestà!», ma da professionista – ha ricordato ieri il Cavaliere – «chiedeva di essere pagato in nero» e si trova alla guida di un partito che a Roma e non solo non ha dato buone prove di governo. Anche oggi Berlusconi teme di essere espropriato delle televisioni. Ma anche oggi avverte che la scelta del M5S – alimentata dagli errori, le insufficienze, le promesse mancate degli altri partiti – porterebbe l’Italia ancora più fuori di quanto non sia oggi dal quadro di riferimento dei principali paesi occidentali che non a caso – l’uno dopo l’altro – hanno punito i partiti populisti. Pur preferendo un sistema proporzionale che gli consenta di correre da solo, il Cavaliere ha capito che l’attuale debolezza dei partiti di sinistra rischia di rilanciare il centrodestra oltre ogni aspettativa.

Al tempo stesso, come ha chiarito lui stesso mercoledì scorso a ‘Porta a Porta’, se il centrodestra non raggiungesse la maggioranza lui guarderebbe con favore alla Grande Coalizione con il Partito democratico. A questo punto il cerino passa nelle mani di Renzi e del governo. Due tra le ragioni che bloccano gli investimenti in Italia, soprattutto quelli stranieri, sono una concorrenza limitata (ma la legge di riforma resta bloccata) e soprattutto una legislazione che lascia margini interpretativi troppo ampi alla magistratura. Negli altri Paesi europei non esiste il sequestro preventivo dei beni di una persona che non sia stata condannata. In Italia la corruzione è patologica, ma mettere una bomba a mano a disposizione di alcuni giudici che non hanno dato prova di grande equilibrio non favorisce la condivisione delle regole di base di una democrazia. Se anche Renzi vuole sconfiggere il M5S, pensi bene con quale sinistra vuole allearsi, su quali programmi e con quali prospettive. Guardiamo al resto del mondo per vedere se siamo sulla strada giusta