Siamo preziosi

Forse a molti non interessa un granché della persona che lavora in casa, che sostituisce i figli nell’accudire i genitori, che si dedica giorno e notte a persone che si rendono insopportabili

Milano, 10 dicembre 2017 - Forse a molti non interessa un granché della persona che lavora in casa, che sostituisce i figli nell’accudire i genitori, che si dedica giorno e notte a persone che si rendono insopportabili con le loro pretese e il loro stare male. La domanda “Chi sei?”, se posta correttamente, può risuonare come un invito e una promessa di fraternità. Chi sei? Perché la tua storia, la tua famiglia, la tua fede e la tua devozione sono preziose anche per noi. Chi sei? Perché la tua presenza è l’offerta di un contributo a dare alla nostra comunità il volto del futuro. Chi sei? Perché tutti siamo preziosi agli occhi di Dio. La storia di ciascuno di noi, i sentimenti di ciascuno di noi, il desiderio di essere felici che c’è nel cuore di ciascuno di noi, tutti noi interessiamo a Dio che è il Padre di tutti. Ci convoca quindi la conoscenza del Signore che riempie la terra… tutte le nazioni cercheranno con ansia la dimora gloriosa in cui la radice di Iesse, cioè il Signore e Messia vuole fare alleanza con tutti i figli di Dio.

La missione di Giovanni il Precursore continua nella responsabilità di tutti noi. In qualche modo tutti siamo inviati per essere voce di uno che grida nel deserto: rendete diritta la via del Signore! Sono voce le assistenti familiari/badanti che abitano talora per anni e anni nelle case di persone anziane e malate. Sono la voce che invita a raddrizzare la via: pongono infatti domande. Che società state costruendo? Quale posto hanno gli anziani nella terra famosa nel mondo per la sua operosità e ricchezza? Come sono i legami familiari? Quale rispetto si pratica delle leggi che regolano il lavoro e i contratti con chi viene da altri paesi? Sono giuste queste leggi? La voce che grida nel deserto pone domande, non perché voglia giudicare, ma perché vuole collaborare a raddrizzare le vie, a sognare un mondo migliore, migliore di quello da cui si parte, migliore di quello in cui si arriva. Sono voce i cristiani di questa terra che chiama, che ha bisogno di persone che aiutino in casa perché non ha abbastanza giovani, non ha abbastanza persone disposte a farsi carico dei malati, degli anziani. La voce della Chiesa non invita a rendere diritte le vie del Signore come se avesse la presunzione di essere la città ideale che può solo insegnare agli altri. La Chiesa diventa voce perché riconosce il bisogno di riconciliazione, la chiamata alla comunione che è ancora chiamata alla conversione: le divisioni che sono tra noi, la frattura tra la parola che ascoltiamo e la vita che viviamo, l’incomunicabilità e l’indifferenza che complicano la vita delle comunità sono destinatarie della voce che chiama a rendere diritte le vie del Signore, perché il Natale che viene ci trovi un popolo più unito, più lieto, appassionati di una fraternità più cordiale e universale.