Il malcontento dei giovani e i signori del terrore

Sono giovani, spesso giovanissimi, gli uomini che da anni seminano il panico o la morte nel nome di un credo, di una ideologia

Milano, 12 dicembre 2017 - 

LETTERA

Caro direttore, un’esplosione a New York, altri feriti, nessun morto soltanto grazie all’imperizia del giovane che ha fatto scattare prima del tempo il detonatore. Ma già le autorità americane parlano dell’ennesimo «tentato atto terroristico». Un episodio che, inevitabilmente, alza ancora di più il livello di tensione. L’attentatore ha soltanto 27 anni. E io ancora una volta mi chiedo come possano persone così giovani cercare di dispensare morte, rovinando con ciò la loro stessa vita. Marta, da ilgiorno.it

RISPOSTA

Sono giovani, spesso giovanissimi, gli uomini che da anni seminano il panico o la morte nel nome di un credo, di una ideologia. Un dato, questo, sottolineato più volte dagli analisti. Perché proprio i giovani, paradossalmente, mascherano le esitazioni tipiche della loro età ostentando la granitica certezza di essere dalla parte della ragione. E non c’è solo New York. Ieri abbiamo raccontato la disperazione di una famiglia che ha visto non uno ma due figli abbracciare le teorie dell’Isis. E anche in questo caso l’aspirante foreign fighter e suo fratello sono giovanissimi. Uno è morto, giustiziato dagli uomini del Califfato. L’altro è in carcere. I radicalisti hanno vita facile nel pescare bassa manovalanza criminale e aspiranti kamikaze tra le generazioni più giovani. Fanno leva sul malcontento, sul senso di esclusione, sulle amarezze e le delusioni alle quali sono andati incontro. E forse la lotta al terrore passa anche da qui: aiutare i nostri giovani a dare contenuto e speranza di futuro a esistenze pericolosamente vuote. sandro.neri@ilgiorno.net