Amare gli animali è farli vivere nel loro habitat

Anche il cane discende dal lupo, dicono i biologi. Il processo di selezione tuttavia è stato lento e progressivo, non dettato dalla moda del momento

DOMANDA:

CARO DIRETTORE, non capisco come si possa tenere in casa un caracal, una lince del deserto. Nel senso che non capisco quale soddisfazione può dare questa cosa. La vicenda accaduta a Milano ha davvero del surreale. Un animale selvatico, e anche protetto, a spasso al guinzaglio, lungo i marciapiedi della città, è una cosa che fa davvero riflettere. Io credo che gli animali vadano soprattutto ammirati nei luoghi in cui possono crescere seguendo il proprio istinto, che è alla base del loro comportamento. Senza forzature grottesche, e con il massimo rispetto. Giovanna M., Milano 

RISPOSTA:

LA SODDISFAZIONE che può dare è perlomeno duplice: in primo luogo, ci si può vantare di possedere qualche cosa di particolare, esclusivo, esotico. Poi, con il tempo tuttavia, si scopre anche che a quell’animale ci si affeziona, e non poco. Ma il punto non è questo. Il punto è fare tutto il possibile per assicurare la salvaguardia di ogni specie animale, e di conseguenza della biodiversità. Impedire il commercio di caracal o di qualsiasi altro selvatico significa - di fatto - renderne inutile la cattura in natura o l’allevamento in cattività. E, di conseguenza, dare a quella specie più possibilità di sopravvivenza e di evoluzione naturale. Dall’inizio dei giorni l’uomo ha a che fare con gli animali, e ne manipola il loro destino. Ma l’ha fatto con tempi molto lunghi. Anche il cane discende dal lupo, dicono i biologi. Il processo di selezione tuttavia è stato lento e progressivo, non dettato dalla moda del momento, ma da precisi scopi: la guardia, la difesa, la compagnia e altro ancora. Un selvatico in cattività, invece, è un animale infelice. Anche quando, seguendo il proprio istinto, ci fa le fusa. sandro.neri@ilgiorno.net