Penitenziari da sistemare. Si cercano manovali volontari tra le guardie carcerarie

La manutenzione di bagni e uffici sarebbe sottratta agli orari di custodia. L'idea del provveditore regionale scatena le polemiche di Marco Galvani

Un carcere

Un carcere

Monza, 25 febbraio 2015 - Un giorno agenti, il turno dopo muratori, idraulici, imbianchini o lattonieri. Per mettere una pezza alle magagne strutturali del carcere. «Se non fosse una cosa scritta nera su bianco in atti ufficiali potrebbe sembrare una barzelletta, e invece è la realtà”, denuncia Donato Capece, segretario generale del Sappe (Sindacato autonomo di polizia penitenziaria), dopo aver ricevuto una comunicazione di servizio con cui il direttore del carcere milanese di Opera, Giacinto Siciliano, dà seguito a una nota del Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria per il reclutamento di «polizia penitenziaria che possegga capacità tecniche necessarie a eseguire specifici lavori di ristrutturazione» nelle 19 carceri della Lombardia.

Serve un po’ di tutto. Perché le condizioni degli istituti «sono pessime ovunque», fotografa la situazione Angelo Urso, segretario regionale della Uil. Dalle sezioni che ospitano i detenuti agli uffici, alla mensa e alla caserma degli agenti, i problemi riguardano infiltrazioni d’acqua, gli impianti elettrici, gli intonaci dei muri e anche i bagni. Ma «anziché impiegare i detenuti, che nella stragrande maggioranza dei casi stanno in cella ore e ore a far nulla, si cercano poliziotti per fargli fare il doppio lavoro», rimarca Capece.

Per carità, «a Bollate è stata attivata una officina meccanica dove vengono impiegati alcuni colleghi che si occupano della manutenzione dei mezzi, un’esperienza utile che fa risparmiare ma adesso si sta esagerando - continua Urso -. Al prossimo giro ci chiederanno di andare a fare i camerieri? Sarebbe una attività da svolgere durante il normale orario di lavoro: in base alle disponibilità un agente invece che prestare servizio nelle sezioni con i detenuti o al Nucleo traduzioni, per la durata del proprio turno verrebbe impiegato a sistemare un lavandino o a stuccare e imbiancare una stanza. Con gli organici già carenti si andrebbero a sottrarre ulteriori risorse ai compiti istituzionali».

Nel carcere di Monza già alcuni agenti hanno provveduto col faidate nel tempo libero per rendere più vivibile la propria stanza della caserma di via Sanquirico: c’è chi ha cambiato un interruttore e chi ha dato una rinfrescata alle pareti con una mano di vernice per eliminare l’umidità dovuta alle pesanti infiltrazioni d’acqua». E dopo il danno anche la beffa: «Ci fanno sistemare le caserme e poi ci chiedono l’affitto per occupare una stanza peraltro all’interno del carcere e non in una struttura all’esterno paragonabile a un’abitazione classica». Tanto che Lega Nord e Movimento 5 Stelle hanno depositato due distinte interrogazioni parlamentari per chiedere conto di questa paradossale situazione al ministro della Giustizia. marco.galvani@ilgiorno.net