Il Canton Ticino oggi va alle urne. Parola d’ordine: basta frontalieri

Chiasso, la battaglia della Lega per il nuovo Governo cantonale di Roberto Canali

Chiasso, sullo sfondo la dogana con l'Italia

Chiasso, sullo sfondo la dogana con l'Italia

Chiasso (Svizzera), 19 aprile 2015 - Votano i ticinesi e i frontalieri trattengono il respiro. Se ne sono andati venerdì, che i seggi erano già aperti, torneranno al lavoro domani quando i giochi saranno fatti e il nuovo Governo cantonale eletto, il Consiglio di Stato, così come il parlamento che da queste parti si chiama Gran Consiglio. Una maratona elettorale riservata a 220.851 elettori che da quest’anno, per la prima volta, potranno votare anche per posta, come accade negli Stati Uniti. Una novità quest’ultima che ha animato il dibattito pre-voto dopo che su Facebook e in diversi siti sono apparsi annunci, tra il serio e il faceto, di chi offriva al miglior offerente la propria scheda non ancora compilata. Alla fine sono finiti indagati in sette, ma l’inchiesta potrebbe anche allargarsi.

Se in Italia ci lamentiamo dell’astensionismo qui alle ultime elezioni si è presentato alle urne solo il 58% degli aventi diritto, anche per questo ogni voto non solo è prezioso, ma può essere addirittura determinante. Lo sa bene la Lega dei Ticinesi che da settimane ha ingaggiato una serrata campagna elettorale contro il Partito Liberal-radicale. Nel 2011 la spuntarono i primi, eleggendo due ministri nel Consiglio di Stato contro uno solo dei loro avversari. Come quattro anni fa, l’asso nella manica della Lega dei Ticinesi sono ancora una volta i frontalieri, sulla pelle dei quali si è giocata gran parte della campagna elettorale.

I successori di Giuliano Bignasca non hanno fatto sconti ai comaschi e varesini che ogni giorno si alzano all’alba per arrivare puntuali nelle fabbriche, nei negozi e negli uffici del Canton Ticino. «Siamo arrivati a quota 61.593, quando ci accorgeremo che i frontalieri sono diventati troppi e rubano il posto di lavoro a noi ticinesi?», hanno tuonato nelle piazze durante i comizi elettorali. Sfruttando il timore per gli effetti del superfranco, che scambiato alla pari con l’euro rischia di frenare l’export e far scendere il Pil del Cantone, sperano di spuntarla ancora una volta. Sanno bene che in base alle ultime statistiche la disoccupazione a marzo in Canton Ticino è stata pari al 4,1%, ovvero 6.645 persone alle quali ne vanno aggiunte altre 3.665 in cerca d’impiego che non sono ancora collocabili: poco più di diecimila persone, la maggior parte delle quali faticherebbe a trovar lavoro anche senza la concorrenza dei frontalieri. Sfruttando la stessa paura, la Svizzera, a febbraio dell’anno scorso ha accettato di rinunciare a Schengen e alla libera circolazione delle persone, decidendo di reintrodurre i contingenti di lavoratori. Un brutto segnale per i frontalieri in attesa dei risultati.