Nel centro di aiuto agli uomini cattivi: «Noi, in cura per non ferire le donne»

Il pugile che spaccò la milza alla compagna e gli altri mariti violenti di Federica Pacella

Lo sportello di ascolto è operativo da due anni a Brescia ed ha affrontato vari casi  con i suoi volontari. Nella foto i protagonisti della serata in cui è stato stilato un bilancio dell’attività svolta

Lo sportello di ascolto è operativo da due anni a Brescia ed ha affrontato vari casi con i suoi volontari. Nella foto i protagonisti della serata in cui è stato stilato un bilancio dell’attività svolta

Brescia, 7 ottobre 2015 - Per 39 anni è stato il classico bravo ragazzo, attivo nella comunità e in parrocchia. Ora è solo «quello che ha spappolato la milza alla compagna». «Etichettato per sempre». Dario, 40 anni, bresciano, non nasconde né minimizza quello che ha fatto. Una sera di maggio 2014, rientrando a casa, trova la sua compagna a letto con un altro. Divampa così, senza controllo, la rabbia accumulata in mesi di discussioni (la donna non voleva più che lui frequentasse il figlio avuto con la ex moglie) e alimentata dalle continue intromissioni della famiglia di lei.

«Non ci ho più visto – racconta – ho iniziato piacchiarli tutti e due. L’ho colpita con un calcio. Le ho distrutto la milza. Non ricordo niente, solo l’ambulanza, che ho chiamato perché altrimenti sarebbe morta». Dario si confessa nella sala d’ascolto dell’associazione Cerchio degli uomini, l’iniziativa nata a Brescia, come già in altre città, per offrire un percorso di cura a uomini violenti. Una decina gli uomini che lo frequentano. E Dario è fra questi. «Come definirei il mio gesto? Vendetta, volevo far provare a lei il dolore che stavo provando io - spiega - Lo so, ho sbagliato e devo pagare. Ma non è giusto tutto quello che è accaduto dopo».

La donna in ospedale dice di essere caduta. È lui che rivela al padre di lei la verità, senza spiegare il motivo: parte così la denuncia. «A questo punto, la mia ex moglie decide che sono una persona violenta e chiede al giudice l’affidamento esclusivo di nostro figlio». Da un giorno all’altro, può vederlo solo un’ora a settimana, con assistenti sociali e psicologa.

Dario inizia a frequentare anche l’associazione il Cerchio degli uomini, che nella struttura di via San Zeno, alla periferia di Brescia, offre uno spazio a chi ha manifestato problemi di aggressività. Qui ha incontrato i volontari, persone comuni che si mettono a disposizione per ascoltare senza giudicare. Negli incontri del lunedì, ci sono anche altri uomini che hanno avuto percorsi e storie diverse dalla sua, ma che come lui sono stati protagonisti di episodi violenza. C’è chi ha 24 anni, chi ne ha 60 e si è trovato ad alzare le mani sulla compagna di una vita. «Parliamo, cerchiamo di capire. In un momento in cui non ho risposte da nessuno, soprattutto per quello che riguarda mio figlio, qui ho trovato chi cerca di aiutarmi». Non si cercano giustificazioni per il gesto compiuto, ma al contrario si cercano di capire i meccanismi che portano all’aggressività: un processo di consapevolezza che ha, come conseguenza, un maggiore controllo di sé. «È un percorso che faccio per me. Purtroppo, non servirà per il processo». Per quello che ha fatto, Dario rischia da 6 a 12 anni. «Devo pagare, è giusto. Non capisco, però, perché non posso vedere mio figlio».