Gli uccellini per lo studio scientifico? Rubati per lo spiedo

Maniva, responsabile stazione di cattura condannato a 3 anni e 6 mesi di Beatrice Raspa

Operazione a cura del Nucleo operativo antibracconaggio del Corpo forestale dello Stato

Operazione a cura del Nucleo operativo antibracconaggio del Corpo forestale dello Stato

Brescia, 28 febbraio 2015 - Tre anni e sei mesi per maltrattamento di animali e peculato. Stangata giudiziaria ieri in appello per il responsabile del Giogo del Maniva, la stazione di cattura e inanellamento dell’avifauna istituita a scopo scientifico al valico tra Valtrompia e Vallesabbia. Ermanno Borghesi era alla sbarra per abuso d’ufficio, maltrattamento e uccellagione. In buona sostanza era accusato di essersi riempito il freezer di uccellini in vista dello spiedo. I giudici - presidente, Carlo Bianchetti - accogliendo l’istanza della procura generale che aveva impugnato la condanna in primo grado a otto mesi, hanno riqualificato l’abuso d’ufficio in peculato. Borghesi insomma, in veste di incaricato di pubblico servizio, si sarebbe appropriato di un bene dello Stato - i volatili oggetto di studio - e il risultato è stato un verdetto draconiano. Solo per il reato di uccellagione è stato decretato il non luogo a procedere per prescrizione. Confermata invece la condanna a 4 mesi per Giuseppe Bregoli, un collaboratore a processo per maltrattamenti e uccellagione.

Borghesi e Bregoli finirono sotto la lente dei forestali del Noe - Nucleo operativo antibracconaggio - nel 2009, a fine ottobre. Secondo la ricostruzione accusatoria Borghesi, il cui compito era quello di catturare con reti l’avifauna per “targarla”, ossia applicare ai volatili un anello con microchip così da poterne monitorare le rotte, fu sorpreso mentre trasportava sacchi carichi di uccellini, trattenuti per un tempo giudicato eccessivo. Il quadro per gli investigatori si chiarì quando nell’auto di Bregoli furono rinvenuti altri due sacchi di avifauna morta. Ma a incastrare gli imputati fu la perquisizione domiciliare: nel freezer dei due vennero alla luce 70 esemplari riposti in scatole con tanto di etichetta, pronti per il barbecue. Per la difesa, decisa a ricorrere in Cassazione, la pena è «eccessiva»: «Non sono state concesse nemmeno le attenuanti generiche, e persino il pg aveva chiesto due anni e un mese» stigmatizza l’avvocato Alessandro Piardi.