Crisi Stefana, 700 operai a rischio

Scaduta la solidarietà per 200 lavoratori, altri 500 in attesa di Federica Pacella

L’assemblea dei lavoratori (Fotolive)

L’assemblea dei lavoratori (Fotolive)

Nave (Brescia), 2 gennaio 2015 - Acque ancora agitate per il Gruppo Stefana. Settecento i dipendenti che aspettano risposte dopo che, il 31 dicembre scorso, sono scaduti i contratti di solidarietà per 200 lavoratori del laminatoio di via Brescia e dell’acciaieria di Montirone. In assenza di risposte dalla direzione dell’azienda a cui Fiom Cgil e Rsu avevano chiesto un incontro, oggi alle 14 è stata convocata l’assemblea di tutti i lavoratori, al teatro S. Costanzo di via Monteclana di Nave. L’incontro è aperto a tutti, ovvero non solo ai 200 che hanno visto scadere gli ammortizzatori sociali, ma anche gli altri 500 dipendenti del gruppo, operativi tra Ospitaletto e Nave, che vedranno scadere i loro contratti di solidarietà a maggio.

Lunedì i lavoratori si erano riuniti in assemblea ed avevano deciso di non accettare un accordo per il rinnovo di un altro anno di solidarietà diverso da quello adottato per i lavoratori degli altri due stabilimenti. Nelle ore della contrattazione con i sindacati, era arrivata una prima doccia fredda. «Il 29 dicembre l’azienda ha presentato domanda di ammissione alla procedura concordato con riserva al Tribunale di Brescia - ricorda il segretario della Fiom di Brescia Francesco Bertoli - nel frattempo il 31 è scaduto il contratto di solidarietà per 200 lavoratori. Non abbiamo avuto nessuna notizia dall’azienda. Noi abbiamo comunicato alla direzione la disponibilità dei lavoratori degli stabilimenti di Montirone e di via Brescia a Nave a riprendere l’attività a partire dal 1 gennaio 2015, fermo restando quanto previsto dal contratto nazionale in materia di festività».

Ulteriore fonte di preoccupazione per i dipendenti è quanto accaduto sempre il 29 dicembre quando l’Enel ha interrotto l’erogazione di energia elettrica nello stabilimento di Nave. Un fatto inaspettato, probabilmente legato alla pesante posizione debitoria della ditta. Un campanello d’allarme, che arriva a stretto giro dall’interruzione di fornitura di gas, avvenuta a novembre, nei quattro stabilimenti del gruppo, gloria del settore dell’acciaio, pilastro portante per l’intera economia bresciana. In entrambe le occasioni, i lavoratori hanno organizzato dei presidi fuori dall’azienda, per sottolineare la preccupazione circa l’eventuale situazione di insolvenza del gruppo. I timori riguardano il futuro di centinaia di lavoratori ed il pagamento degli stipendi. Oggi l’assemblea servirà a fare il punto su quanto accaduto e a capire quali sono i prossimi passi.