Martedì 23 Aprile 2024

Stefana, la fabbrica non riapre

Staccato il gas negli stabilimenti. Per i lavoratori niente paga di Federica Pacella

I I 700 dipendenti dell’acciaieria temono il peggio (Fotolive)

I I 700 dipendenti dell’acciaieria temono il peggio (Fotolive)

Brescia, 6 gennaio 2015  - Rischiano di non ricevere lo stipendio di dicembre i 700 lavoratori della Stefana. E questo potrebbe anche non essere il peggio. La situazione dell’azienda di Nave, gloria della siderurgia bresciana, continua ad essere nebulosa, dopo la presentazione della domanda di concordato con riserva al Tribunale di Brescia, il 29 dicembre scorso. Ieri, nell’incontro tra sindacati e azienda, poco è stato chiarito. Né la proprietà né lo studio di consulenza, che sta preparando il piano di ristrutturazione da presentare in via Solferino entro 60 o 90 giorni, hanno partecipato. «Questo - spiega Paolo Franzoni, Fiom - ha reso più difficile approfondire la vicenda». Dalle indicazioni emerse, pare che l’azienda avrebbe intenzione di chiedere il concordato in continuità, che vorrebbe dire congelare i debiti e continuare a produrre, lasciando la fabbrica sotto la responsabilità di un commissario. Domani l’incontro in Tribunale per capire se i documenti portati dall’azienda sono sufficienti per passare alla seconda tappa, ovvero presentare il piano di ristrutturazione. Difficile, invece, che proprietà e banche facciano un passo indietro e trovino una soluzione.

Sul fronte retribuzioni e ammortizzatori sociali, tante le incertezze. Ammesso che si trovino le risorse per pagare gli stipendi, servirà l’avallo del Tribunale. «Quanto agli ammortizzatori sociali – spiega Francesco Bertoli, segretario Fiom – abbiamo chiesto la cassa integrazione ordinaria per tutti. Una scelta tecnica che in questo momento è quella che offre maggiori garanzie». In tasca ai lavoratori andrebbe però il 50% dello stipendio, cosa che qualcuno ha contestato tra i dipendenti che ieri hanno partecipato al presidio di via Bologna della Fiom. «Uno strumento che non condividiamo – sottolinea Daniela Pedrani, Fim Cisl – noi stiamo chiedendo di avviare tavoli istituzionali, anche al Ministero».

Tra le poche certezze c’è che per ora non si ricomincia a lavorare. L’azienda ha fatto sapere che l’acciaieria di Ospitaletto non riaprirà l’8 gennaio, come previsto: i dipendenti saranno informati 24 ore prima.Tra i lavoratori c’è scarsa fiducia. Ieri è stato tolto il gas anche negli stabilimenti di Montirone e via Bologna a Nave, dopo che era già stato tagliato a Ospitaletto e via Brescia venerdì scorso. La luce, invece, è stata riattaccata ma solo perché è stato cambiato il fornitore. Ultima batosta, per i lavoratori, la notizia che l’azienda non ha versato la quota trattenuta dalla busta paga al Fondo Cometa, problema riscontrato anche da chi è già in pensione.