Brescia, 28 giugno 2011 - La neopromossa in LegaDue, Basket Brescia Leonessa Centrale del latte, si è assicurata per la prossima stagione Leemire Goldwire, playmaker della Marco Polo di Forlì. Com’è stato possibile questo “tradimento” dopo che lo stesso Goldwire aveva assicurato fedeltà eterna alla FulgorLibertas?
Bisogna partire dai rinnovi di contratto che, a causa di una riduzione del budget, saranno più bassi della scorsa stagione. E questo (come accaduto già per Shawn Huff) Goldwire non poteva accettarlo.

Ma non per smania da star: Lee mantiene col suo stipendio le cure della madre malata, quindi aveva bisogno di monetizzare l’ottima stagione biancorossa. C’era un’offerta dall’Olanda, poi è spuntata l’ambiziosa Brescia, che ritrova la LegaDue dopo vent’anni. E probabilmente nel piccolo grande Lee è prevalsa la voglia di rimanere in Italia.

Cosa si può dire di Lee Goldwire? Tutto. E il contrario di tutto. Prelevato da un’infima lega di sviluppo americana, debuttò in Forlì-San Severo il 9 gennaio 2011. Segnò il suo primo canestro in entrata, dopo un’esitazione in aria, un numero stile Micheal Jordan. Poi per tante partite sembrò essere un confusionario, un pasticcione. Lo è. Ma è anche molto altro: genio e sregolatezza, cuore, tanto cuore.

Fu lui ad aprire la rimonta salvezza della Marco Polo, con 32 punti contro Barcellona il 13 marzo. Fu lui a rilanciarla, dopo la sconfitta di Reggio Emilia, quando con Udine segnò quattro bombe consecutive, l’ultima allo scadere. Fu quel giorno che nacque addirittura una maglietta in suo onore: «In Gold we trust». Spesso si dice che gli americani, in fondo, sono mercenari. Beh, non Goldwire: nel pieno della rimonta, ha rinunciato ad andare ad assistere la madre per continuare a giocare.