Basket, infarto in campo. Il padre di Pagani: "Il mio Alessandro è un guerriero. Ha aperto gli occhi e mi ha sorriso"

Il suo cuore sabato sera si è fermato sul parquet di Manerbio durante la finale del torneo Candusso-Grazioli contro la Leonessa Brescia. Era entrato in campo da una manciata quando improvvisamente si è accasciato di Stefano Miele

Alessandro Pagani

Alessandro Pagani

Brescia, 22 settembre 2015 - «Vedere Alessandro che mi guardava, con gli occhi spalancati e un sorriso luminoso, è stato il regalo più bello che potessi mai ricevere». Mamma Daniela ha le lacrime agli occhi mentre racconta la sua gioia dopo il risveglio dal coma farmacologico del figlio Alessandro Pagani, ala ventunenne dell’Assigeco Casalpusterlengo. Il suo cuore sabato sera si è fermato sul parquet di Manerbio durante la finale del torneo Candusso-Grazioli contro la Leonessa Brescia. Era entrato in campo da una manciata quando improvvisamente si è accasciato. Mamma Daniela non ha mai abbandonato il capezzale di suo figlio.

«Gli hanno tolto l’ossigeno, parla ancora a fatica, la gola gli fa male. Ma credo che siano tutte cose normali. Quando mi ha visto mi ha sorriso. Non ricorda nulla di quello che gli è capitato, solo di essere entrato in campo (era il 9’ del primo quarto, ndr). Gli ho raccontato di tutto il tifo che c’è per lui, delle manifestazioni d’affetto. Sono le testimonianze più concrete di quanto mio figlio si sia fatto benvolere un po’ da tutti». Grande, ovviamente, anche la felicità del papà Renato, che con gli occhi pieni di orgoglio ha detto: «Mio figlio sta lottando come un guerriero», e del presidente del club lodigiano Franco Curioni, immediatamente giunto in ospedale dopo aver saputo del risveglio del ragazzo. «Quando sono arrivato era ancora intubato – ha detto il patron rossoblù – ma era sveglio e mi ha riconosciuto subito. La sua capacità di ripresa per me ha del miracoloso».

I soccorsi in campo (Fotolive)

Un miracolo reso possibile grazie al pronto intervento dei medici del Brescia, Marco Moretti e Stefano Giacomini e delle dottoresse Giusy Maccarinelli e Laura Mereghetti, che si sono alternati nel massaggio cardiaco e al defibrillatore. Minuti interminabili, venti, finché alla quarta iniezione di adrenalina il cuore di Alessandro è ripartito. «Ho chiesto il permesso di poter entrare nella sua stanza – ha spiegato Curioni – e gli ho subito fatto delle battute “da spogliatoio”. Lui mi ha sorriso con occhi belli aperti e vigili. Devo dire che a me ha fatto un’ottima impressione. Sinceramente al di là di quanto mi sarei potuto aspettare, visto quello che ha subìto, tanto che mi sono anche commosso». Con i dottori del nosocomio bresciano è sempre stato in contatto anche il medico sociale dell’Assigeco, Gianluca Concardi. «Con Alessandro ci siamo parlati a gesti – prosegue il presidente – e ha risposto a tutto. Ci ho anche scherzato dicendogli che è bastato prendere un blocco per finire a terra e lui ha risposto con un bel sorriso».

Tra i tanti messaggi giunti a Pagani ci sono stati quelli degli azzurri della Nazionale, del giocatore dell’Armani Milano ed ex Assigeco Bruno Cerella e di Gianluca Basile. Adesso scatteranno tutti i controlli necessari per cercare di stabilire esattamente cosa sia successo e soprattutto verificare se il giocatore possa aver riportato eventuali danni cardiaci o neurologici. L’importante, ora, è che alessandro recuperi le forze, avrà tempo per capire e affrontare il futuro. Il suo caso ha sollevato un caso. Il medico della Leonessa ha sottolineato l’assenza di un’ambulanza nei pressi del palasport «anche se è vero che l’ospedale è a un solo chilometro di distanza». Ma il regolamento non prevede per le amichevoli la presenza obbligatoria di un mezzo di soccorso. Un cavillo sul quale riflettere: il male, quando scende in campo, non distingue tra amichevoli e gare di campionato.