Regali, gite e cene di lusso a una ventenne marocchina. “Nessuna circonvenzione”

Il racconto: "Ho conosciuto quelle due ragazze in palestra. Capii che erano disponibili e abbiamo fatto sesso in tre. Ma con i regali volevo fare lo splendido". Per il giudice il facoltoso imprenditore era lucido

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Brescia, 29 giugno 2015 - Lui, facoltoso imprenditore settantenne di casa a Desenzano del Garda, con una disponibilità economica fuori dal comune e alle spalle trascorsi di disturbo bipolare della psiche. Lei, giovane marocchina poco più che ventenne, stando a chi l’ha vista di un’avvenenza “eccezionale”. Sono i protagonisti di una singolare frequentazione a base di gite in barca a vela, cene e pranzi in ristoranti di lusso e regali a molti zeri che si è conclusa in tribunale. A denunciare la ragazza sono state l’ex moglie e la figlia dell’anziano, che dopo essersi accorte dei vertiginosi ammanchi nel conto corrente del congiunto hanno trascinato la giovane araba a processo per circonvenzione di incapace. Il giudice Angelica Nolli non ha però creduto all’ipotesi dell’adescamento – il pm Lara Ghirardi aveva chiesto due anni - e ha assolto l’imputata “perché il fatto non sussiste”.

I fatti risalgono al giugno 2008, quando Carlo – nome di fantasia – originario di Cagliari ma appunto residente a Desenzano, staccò due assegni di ventimila e quarantamila euro per regalare un orologio Cartier d’oro a due ragazze del Marocco conosciute in palestra: Katia – l’imputata – e un’amica mai identificata. «Volevo fare lo splendido» si è giustificato in aula il settantenne. Proprietario di un patrimonio fuori dall’ordinario - ville, una scuola privata convertita in albergo, un villaggio turistico, una barca e persino un ultraleggero – l’imprenditore ha sempre condotto una vita all’insegna dell’agiatezza e del lusso sfrenato, dividendosi tra viaggi, sport, ristoranti stellati e appartamenti in mezzo mondo dove svernare. A interrompere anni di scintillio, un disturbo psichico sfociato in alcune settimane in clinica per curare una psicosi bipolare, che alternava fasi depressive ad altre con tendenza a spendere denaro e ideare progetti megalomani.

Un disturbo accertato dal perito del tribunale Sergio Monchieri, secondo cui l’uomo all’epoca era incapace di intendere e di volere proprio perché in fase maniacale. Ma il giudice non ha creduto all’assenza di lucidità. «Ho conosciuto queste ragazze in palestra – ha raccontato in aula Carlo -. Ho capito che erano disponibili. Le ho invitate a pranzo al ristorante Castello di Desenzano e il giorno dopo sono andato da loro e abbiamo fatto sesso in tre. Poi le ho invitate in barca in Sardegna e le ho portate a cena a Portorotondo». È stato allora che le amiche avrebbero alzato il tiro chiedendo regali: «Volevano il mio orologio Cartier e io per fare lo splendido ho sottoscritto gli assegni» ha ammesso l’imprenditore confidando di essersi invaghito di Katia. Per l’avvocato di parte civile Mario Morgante, foro di Verona, le due si sono approfittate della debolezza dell’uomo: «Era disconnesso dalla realtà, si era comprato persino un aereo pur non avendo la licenza per volare e un terreno in Sardegna dove costruire un hangar - ha sottolineato – La moglie e la figlia erano preoccupate».