Le scorie dell’industria per creare nuova energia La scommessa di Sares

Sarezzo, investimento da 10 milioni per l’impianto di Paolo Cittadini

Un'industria

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Sarezzo (Brescia), 1 ottobre 2015 - Innovare, recuperare e salvaguardare l’ambiente. Queste le parole chiave del progetto di Sares Green, società di Sarezzo fondata nel 2014 e composta da Assisi Raffineria Metalli (attiva nel recupero di rottame e metalli non ferrosi) da Gurta Ag (che opera nel commercio di metalli non ferrosi e ferroleghe) e Mph (holding con diverse partecipazioni in aziende che si occupano di commercio di metalli ferrosi e gestione discariche). Obiettivo finale è quello di trasformare in prodotto ad esempio il car-fluff, il residuo non ulteriormente recuperabile del ciclo di bonifica, demolizione, rottamazione e frantumazione dei veicoli a fine vita.

La tecnologia brevettata di Irle Srl commercializzata da Sares Green permette di recuperare il 95% dello scarto trasformandolo in combustibile solido carbonioso, idrocarburi liquidi e gassosi (questi ultimi in grado di coprire il fabbisogno termico dell’impianto di recupero) senza alcuna emissione perché si tratterebbe di una soluzione di tipo non combustivo, fatta cioè a temperature inferiori ai 350 gradi celsius, e che sfrutta il processo di conversione catalitica in assenza di ossigeno. Dai laboratori per le prove, la soluzione di recupero è stata sviluppata in collaborazione con l’università di Genova, alla produzione vera e propria.

A Sarezzo verrà realizzato il primo impianto per un investimento complessivo da 10 milioni di euro. Nessun consumo di suolo, l’unità produttiva sorgerà infatti su un’area già industrializzata ma in disuso da tempo. La domanda per la realizzazione della struttura è stata depositata ed entro un anno l’impianto dovrebbe essere completato e messo in funzione. «La nostra attività – sottolinea Tiberio Assisi, amministratore delegato di Sares Green – è un modello di business sostenibile non solo perché recupera gli scarti, ma perché la logica che seguiamo è quello del chilometro zero. L’impianto che vogliamo realizzare sorgerebbe infatti a pochi metri dalla sede della Assisi Raffineria Metalli che invece che conferire in discarica il metallo lo porterà nel nuovo impianto per farlo trasformare». La nuova tecnologia con un occhio guarda alla sostenibilità, con l’altro alle ricadute occupazionali possibili. «Il progetto – conclude Assisi – si inserisce in un settore in grande sviluppo e proteso al futuro. Questo comparto ha perciò fame di figure professionali nuove».