Omicidio in discoteca, delitto "firmato" da un rosario: così l’assassino è stato preso

Una traccia indelebile della sua presenza, repertata dalla Scientifica dei carabinieri sul pavimento della discoteca Copacabana Manele di Beatrice Raspa

Indagini-lampo dei carabinieri

Indagini-lampo dei carabinieri

Brescia, 19 dicembre 2014 - Ha "firmato" il delitto con i grani del rosario che portava sempre al collo e che si è spezzato durante la colluttazione. Una traccia indelebile della sua presenza, repertata dalla Scientifica dei carabinieri sul pavimento della discoteca Copacabana Manele di RoncadelleÈ uno dei segni che ha portato i militari della compagnia di Brescia e del nucleo investigativo a incastrare Robert Emilian Mocanu, romeno di 32 anni, e a chiudere il cerchio per la morte di Roberto Ljatifi, italo-serbo di 30 anni.

«Non è stato un caso di semplice soluzione» ha spiegato il maggiore Pietro D’Imperio, a capo del nucleo investigativo provinciale. A offrire il primo indirizzo a un’indagine lampo è stata proprio la scena del delitto. Nel locale, dove la sera dell’8 dicembre è avvenuta la rissa poi sfociata in omicidio, non erano rimasti solo i grani di un vistoso rosario disseminati a terra, ma anche un giubbotto con dei documenti. Apparteneva tutto a Mocanu, si scoprirà, che il 9 dicembre aveva poi lasciato in fretta e furia la Lombardia (dove pare fosse venuto a cercar lavoro) salendo su un pullman che l’ha riportato in provincia di Catania, dove risiedono suoi parenti. «Si stava organizzando per espatriare in Francia» ha chiarito D’Imperio.

L’uomo - un precedente per tentato omicidio, peraltro considerato vicino a un boss del clan mafioso dei Santapaola – non sembra avesse mai avuto a che fare con la vittimaIl delitto è infatti ritenuto dagli investigatori l’epilogo di una lite divampata tra gruppi etnici diversi, quello dell’italo-serbo Ljatifi, padre di cinque figli e residente nelle torri di San Polo a Brescia, e quello dei romeni, entrambi presenti nel locale per ballare alla musica del noto cantante romeno Adrian Minune. Le due fazioni sarebbero venute alle mani per una canzone contesa. Testimonianze, immagini delle telecamere e filmati girati con gli smartphone da parte degli avventori hanno confermato una serie di spintoni tra Ljatifi e Mocanu.

I fotogrammi mostrano quindi l’intervento di Marius George Bonoru (il 25enne romeno fermato a Milano giovedì scorso) e l’intromissione del buttafuori. Per i carabinieri Bonoru e Mocanu sono usciti dalla discoteca per prelevare due coltelli, verosimilmente dalle rispettive auto, e poi sono tornati in pista e hanno colpito. Ljatifi ha rimediato sei fendenti, di cui tre al petto, ed è morto sul colpo.

Il buttafuori invece ha riportato quattro ferite al braccio e al torace ma è salvo. Questi ha preso un numero parziale di targa di una delle vetture usate per la fuga. Ha inoltre riconosciuto Bonoru – precedenti per furto e per rapina - che quella notte aveva poi fatto ritorno nella sua abitazione di Cinisello Balsamo. La fidanzata lo ha visto rincasare in mutande. Segno, dicono i mlitari, che il 25enne si era disfatto degli abiti insanguinati.