Referendum fallito, bresciano querela Matteo Renzi

L’accusa: avrebbe indotto all’astensione. Coinvolti anche Napolitano e altri due politici

Matteo Renzi, presidente del Consiglio dei Ministri (Ansa)

Matteo Renzi, presidente del Consiglio dei Ministri (Ansa)

Brescia, 30 aprile 2016 - Strascisco giudiziario al fallito referendum contro l’estrazione di gas e petrolio del 17 aprile scorso. Il salodiano Mauro Tiboni e il piemontese Pietro Boero fondatori del movimento «Italia nel cuore», compagine politica nata a novembre dello scorso anno e che mira a diventare entro l’estate un vero e proprio partito, hanno presentato atto di denuncia-querela contro Matteo Renzi, l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, Francesca Puglisi (responsabile Scuola Pd) e Teresa Bellanova (viceministro Sviluppo Economico). Induzione all’astensione: questa l’accusa mossa verso i quattro soggetti. Nel mirino le loro dichiarazioni di evitare le urne: «Si sono adoperati al fine di trasferire agli elettori un chiaro concetto di inutilità del referendum e hanno volutamente indotto gli stessi all’astensione». Così si legge nella prima pagina del documento depositato tanto alla Procura della Repubblica di Brescia, quanto in quella di Asti nella giornata di ieri.

I due evidenziano una violazione dell’articolo 98 Dpr 61 del 30 marzo del 1957 (testo unico delle Leggi elettorali) che recita: «Il pubblico ufficiale, l’incaricato di un pubblico servizio, l’esercente di un servizio di pubblica necessità, il ministro di qualsiasi culto, chiunque investito di un pubblico potere o funzione civile o militare, abusando delle proprie attribuzioni e nell’esercizio di esse, si adopera a costringere gli elettori (...) ad indurli all’astensione». Un reato - ricordano nella denuncia - punito con la reclusione da 6 mesi a 3 anni e con una multa (ancora espressa in lire).In particolare, facendo leva sul più recente articolo 51 della legge 352 del 1970 su referendum, i due querelanti hanno allegato al documento, a suffragio della loro posizione, un Dvd contenente tre filmati scaricati da YouTube in cui parrebbe evidente la condotta delittuosa dei quattro alti politici nazionali.

Per la cronaca, giova ricordare il risultato della consultazione referendaria: in Italia solo il 31,18% degli elettori italiani è andato alle urne. A Brescia il dato si è presentato disallineato tra provincia e capoluogo. Nel primo caso votanti sono stati il 29,2%, nel secondo si è saliti sopra la media italiana ovvero al 32,27%. L’82% dei votanti si è espresso in favore dell’abrogazione.