Martedì 23 Aprile 2024

Il professore che percorre 100 chilometri al giorno ma non cambia istituto. "I miei ragazzi? Non li abbandono"

Svegliarsi alle 4 per prendere il treno ed andare a lavorare a 100 chilometri da casa o avere il posto di lavoro a 10 minuti? Pochi avrebbero avuto dubbi su cosa scegliere, eppure, pur di non lasciare i suoi studenti, Mario Di Paola ha preso la decisione meno comoda di Federica Pacella

Mario Di Paola, insegnante precario, ha rinunciato a una nomina vicino casa pur di non lasciare i suoi studenti a Edolo

Mario Di Paola, insegnante precario, ha rinunciato a una nomina vicino casa pur di non lasciare i suoi studenti a Edolo

Brescia, 17 dicembre 2014 - Svegliarsi alle 4 per prendere il treno ed andare a lavorare a 100 chilometri da casa o avere il posto di lavoro a 10 minuti? Pochi avrebbero avuto dubbi su cosa scegliere, eppure, pur di non lasciare i suoi studenti, Mario Di Paola ha preso la decisione meno comoda. Un professore, verrebbe da dire, quasi da libro Cuore, anche se tra le pagine di Edmondo De Amicis non si legge mai la parola precario. Classe 1977, originario del trapanese, una laurea in geologia all’università di Palermo, Di Paola è arrivato a Brescia qualche anno fa e vive con la moglie Graziella, anche lei insegnante, a Mompiano. Da dicembre 2012 insegna all’Iis Meneghini di Edolo, con contratti a tempo determinato.

A settembre è arrivata la tradizionale chiamata per la supplenza annuale, per la cattedra di laboratorio di edilizia ed esercitazioni di topografia. «Mi trovo davvero bene – spiega – mi sento come in famiglia». Arrivarci non è semplice. Ogni mattina la sveglia, in casa Di Paola, suona alle 4. Il prof sale in macchina, arriva fino ad Iseo, dove prende il treno per Edolo. «Quando abbiamo riunioni pomeridiane – racconta – capita di dovermi fermare lì a dormire. Prendere casa in una zona più vicina? Per ora no, essendo tutti e due precari, non possiamo fare programmi a lungo termine». Quest’anno, però, a scuola ormai avviata, è arrivata un’altra chiamata, dall’Itis Tartaglia, a pochi minuti da casa. Poco sarebbe cambiato dal punto di vista economico (anzi, ci sarebbe stato qualche biglietto del treno risparmiato).

«Da una parte – spiega Di Paola – c’era la soluzione più comoda, forse più ovvia. Dall’altra, però, significava lasciare un ambiente che mi piace, dove mi sento a casa, dove i colleghi, il personale amministrativo, i ragazzi sono eccezionali». Alla fine, la decisione che ha sorpreso un po’ tutti: la professionalità prima di tutto. «È soprattutto una questione di continuità. Ormai con i miei studenti ho iniziato un percorso, mi spiace interromperlo in un anno importante per loro visto che devono affrontare gli esami di maturità». Ma quando è difficile, in tempi di precariato, portare avanti, fino in fondo, l’amore per l’insegnamento? «Non è facile, capisco che spesso bisogna mettere da parte gli ideali e preoccuparsi soprattutto delle esigenze quotidiane. Per questa volta, però, ho voluto fare il contrario».