Tradimenti e mutande rubate: la tresca tra due postine finisce in tribunale

Tradimenti, telefonate anonime, mutande che spariscono dalla cesta portabiancheria di casa e vi rientrano in un pacco spedito da presunte amanti, lettere grondanti passione. Una breve liaison fra due postine, di cui una sposata, è finita in tribunale

La storia d’amore tra le due colleghe è finita in malomodo tra denunce e accuse reciproche

La storia d’amore tra le due colleghe è finita in malomodo tra denunce e accuse reciproche

Brescia, 25 aprile 2015 - Tradimenti, telefonate anonime, mutande che spariscono dalla cesta portabiancheria di casa e vi rientrano in un pacco spedito da presunte amanti, lettere grondanti passione, denunce e una relazione extraconiugale tra donne. Un minestrone a luci rosse che ieri ha tenuto banco in un processo per stalking, furto aggravato (di slip maschili, e non è uno scherzo) accesso abusivo a sistemi informatici. Protagonista, anzi imputata, una trentenne bresciana, alla sbarra per una vicenda piccante più intricata di una telenovela. La chiameremo Maria.

Il giudice l’ha assolta dagli atti persecutori nei confronti della ex, Luisa, e del di lei marito «perché il fatto non sussiste», mentre l’ha condannata a tre mesi per il furto di mutande di lui e per avere spiato le sue email. Il pm Ambrogio Cassiani aveva chiesto sei mesi, ma solo per lo stalking.

Per sbrogliare la matassa conviene partire dall’inizio, da quando cioè l’amicizia tra donne - postine in provincia - è sfociata in altro. Di questo «altro» le parti in causa danno però descrizioni diverse. Per Maria, difesa dall’avvocato Felice Arco, la liaison è durata cinque mesi, per Luisa - sposata e con due figli adolescenti - si è trattato di un incontro occasionale.

Comunque sia, a un certo punto la moglie fedifraga ha denunciato la ex per stalking. La vecchia fiamma - questa la sua tesi - tra ottobre e novembre 2012 avrebbe creato uno stato di ansia perdurante a lei e al consorte, inventandosi che il compagno aveva un’amante per fare saltare il matrimonio e incunearsi tra i litiganti. Per l’imputata invece è stata Luisa a spingerla a inventarsi un piano per appioppare all’uomo una love story, così da assicurarsi l’affidamento dei figli in caso di separazione. Un giorno all’ufficio postale, dove Luisa è impiegata, è arrivato un pacco. Mittente anonimo, destinatario il marito. All’interno, uno slip maschile - usato, si appura a processo - accompagnato da una lettera infuocata scritta da una sconosciuta la quale ringraziava l’uomo per «quella notte indimenticabile». Amante focoso a sua insaputa, l’interessato - un lavoro che lo porta a spostarsi in varie città - è caduto dalle nuvole. Difficile peraltro districarsi dall’imbarazzo quando la «pistola fumante» era una sua mutanda. Per non dire dei riferimenti a una trasferta compiuta nella realtà. Dettagli ripetuti al telefono da una voce femminile (mai identificata) durante una chiamata sul cellulare di lui. La nebbia si è dissolta appena si è scoperto che dietro il recapito dello slip spiegazzato c’era Maria, subito denunciata per stalking da Luisa.

Per la prima a organizzare la messinscena è stata la moglie pentita. Per Luisa invece la colpa di tutto è di Maria, che frequentando casa sua ha trafugato lo slip del marito. La trentenne, inoltre, che disponeva delle password per accedere alle email di lui, ne avrebbe approfittato per rubare informazioni.