'Pontoglio, paese a cultura occidentale': "Toglieremo i cartelli della polemica"

Il Comune lo annuncia in tribunale ma le associazioni vogliono proseguire con il giudizio. L'8 luglio prossima udienza per verificare l'adempimento

Uno dei cartelli voluti dalla giunta  comunale finiti al centro delle polemiche Sotto: il sindaco Alessandro Seghezzi

Uno dei cartelli voluti dalla giunta comunale finiti al centro delle polemiche Sotto: il sindaco Alessandro Seghezzi

Pontoglio, 30 maggio 2016 -  «Paese a cultura occidentale e di profonda tradizione cristiana. Chi non intende rispettare la cultura e le tradizioni locali è invitato ad andarsene». Così recitavano i cartelli della polemica installati all'ingresso di Pontoglio, lo scorso dicembre. Ora però, il Comune annuncia tramite il proprio avvocato difensore che rimuoverà le insegne ritenute discriminatorie. La notizia è stata riferita in tribunale a Brescia, nel corso della prima udienza sul ricorso promosso da Fondazione Piccini e Associazione giuristi per l'immigrazione con il sostegno della Camera del Lavoro. Ente che però replica: «Non basta: il danno è stato fatto ed è in atto da mesi, il Comune deve pagare».

Sulla questione proprio nei giorni scorsi era intervenuto il ministero delle Infrastrutture che, su sollecito del prefetto di Brescia Valerio Valenti, aveva stabilito che i cartelli erano irregolari e invitato il Comune a rimuoverli. Ora, a fronte della dichiarazione dell'Amministrazione,  il Giudice ha fissato per l'8 luglio la prossima udienza al fine di verificare se l'impegno alla rimozione verrà effettivamente mantenuto. In ogni caso, Fondazione Piccini e Asgi – che fin da subito erano intervenute con una lettera di diffida e solo successivamente avevano fatto un ricorso richiamandosi al diritto antidiscriminatorio - chiederanno la prosecuzione del giudizio. Le associazioni rimarcano che i cartelli discriminatori sono infatti affissi da diversi mesi, "il danno è stato fatto" e quindi chiedono di sanzionare l'uso di risorse pubbliche per una campagna politica che rischia di essere definita di "carattere discriminatorio". "Chiediamo ai sindaci di smettere di fare propaganda e di alimentare rotture all'interno delle comunità. Compito della politica è fare sintesi e sanare le divisioni, non di soffiare sul fuoco".