Omicidio a Provaglio d'Iseo, Simona uccisa con calci e pugni. Fermato il compagno violento

Nel Bresciano tragico epilogo a un rapporto di coppia malato di MILLA PRANDELLI

Omicidio a Provaglio d'Iseo, uccisa in casa la 42enne Simona Simonini

Omicidio a Provaglio d'Iseo, uccisa in casa la 42enne Simona Simonini

Provaglio d'Iseo, 17 novembre 2015 - Quella di Simona Simonini, madre separata di 42 anni, è l’ennesima storia di femminicidio. Una storia scritta fra abusi, violenza e dolore. Una storia di amore malato, che più volte nel corso del tempo ha visto entrambi i protagonisti ferirsi a vicenda con botte e armi da taglio. Lui, il compagno, Elio Cadei, 46 anni, l’avrebbe ammazzata a calci e pugni e lasciata riversa a terra nella sua camera in un lago di sangue. A chiamare il 112 attorno alle 11 di ieri mattina è stato proprio il convivente: «Venite, la mia compagna è morta. Ma non ricordo nulla». Sul posto, in via Regina Elena, nel giro di pochissimo sono arrivati i carabinieri. I militari della zona conoscono bene quella casa: diversi gli interventi nel corso degli anni.

Solo che questa volta non hanno potuto aiutare Simona. La donna è stata più volte picchiata nel passato, ma nel 2010 è stata lei a impugnare un coltello e ad affondarlo nell’addome del compagno. Dopo avere trascorso qualche mese in carcere comportandosi da detenuta modello, è uscita. E nonostante tutti i tentativi dei genitori, che non hanno mai smesso di cercare di aiutarla, è tornata subito da quello che lei definiva il suo “grande amore”. Dopo solo una settimana lui l’ha picchiata a sangue, riducendola in fin di vita. La famiglia, con il suo benestare, per un periodo l’ha fatta nascondere in un alloggio protetto. Il padre l’ha anche portata all’estero. Appena sembrava star bene lei però tornava dal “suo” Elio. Lo scorso anno lo ha ferito ancora una volta: con le forbici da cucina. La prognosi, per Cadei fu di dieci giorni. Molto peggio andò a Simona, ancora una volta pestata con violenza inaudita. Il caso era noto agli assistenti sociali e alle forze dell’ordine. Impossibile, per tutti, tenere lontani i due “innamorati”. Nel tempo la madre della donna ha chiesto di portarla in modo coatto in una comunità, ma non c’è mai riuscita.  «Quello intrapreso da mia figlia per amore è un cammino che la sta portando all’autodistruzione – aveva raccontato la madre Iole lo scorzo marzo in occasione della manifestazione “l’Amore non lascia il segno” svoltasi in paese – Non conto le volte in cui si è presentata a casa ricoperta di sangue, piangente. Prima o poi me la ammazzerà. Nel momento del bisogno ci sono tutti vicini. Quando però la fase acuta termina ci sentiamo persi. Non potrò mai smettere di volerle bene e di combattere per salvarla». Mamma Iole, purtroppo non ce l’ha fatta. Elio Cadei, sospettato di essere l’omicida di Simona ha detto di «avere trovato la compagna morta e di non ricordare nulla. Ieri sera abbiamo preso psicofarmaci, forse alcol». L’uomo è stato sentito per ore dai carabinieri di Brescia. Sarebbe apparso estremamente confuso. Al termine del confronto con il magistrato è stato emesso un provvedimento di fermo sulla base dei «gravi indizi di colpevolezza» e trasportato presso il carcere di Canton Mombello. Simona Simonini lascia un figlio adolescente nato da un precedente rapporto.