Nonno orco, la corte è più dura del pm. Tre anni e sei mesi di carcere per gli abusi

Accusato di molestie dalla nipote quando lei aveva 8 anni. Tre gli episodi contestati all'uomo

Minori vittime di abusi (foto d’archivio)

Minori vittime di abusi (foto d’archivio)

Brescia, 22 giugno 2016 - La corte non solo ha accolto la ricostruzione fatta dalla pubblica accusa, ma ha anche inasprito di due mesi di reclusione la pena chiesta dal pm Eliana Dolce durante la sua requisitoria. È stato condannato a 3 anni e sei mesi di carcere l’ultraottantenne bresciano a processo per avere abusato della nipote acquisita quando questa era ancora una bambina. La sentenza è stata emessa ieri dalla prima sezione penale del tribunale di Brescia; in aula non c’erano né l’anziano, né la ragazza. Tre gli episodi contestati all’uomo, il compagno della nonna materna della vittima, avvenuti una decina di anni fa quando la ragazza oggi maggiorenne era soltanto una bambina di otto anni. Per diversi anni la giovanissima aveva tenuto dentro di sé il segreto poi nel 2013, quando aveva 14 anni, si era confidata con una amica e un sacerdote prima di rivolgersi l’anno successivo a una ginecologa.

«La prima volta è successo nella camera da letto dei miei genitori - ha raccontato la ragazza nel corso del processo – Insieme a mia sorella stavo saltando sul letto quando il nonno ha cominciato a farci il solletico. Poi mi ha buttato sul letto e sono iniziate le molestie. Ricordo che ha preso a mordermi sui genitali senza però sfilarmi i vestiti ». La bambina alcuni mesi dopo era finita nuovamente nelle attenzioni del compagno della nonna. «Eravamo in una sorta di campeggio sul lago di Garda – ha ricordato la ragazza – Mi ha fatto salire su una delle sue gambe e ha cominciato a muoverla così da fare sfregare i miei genitali». L’episodio più grave è invece avvenuto poco tempo dopo. «Eravamo nel bagno di casa – ha raccontato in aula la giovane – Ad un certo punto lui si è abbassato i pantaloni e mi ha obbligato a toccargli il pene».

Per alcuni anni la ragazzina avrebbe cercato di rimuovere gli abusi, ma con il tempo questi sono riemersi nelle sua mente tanto da portarla ad aprirsi raccontandoli a persone di cui si fidava .«È successo quando la ragazza crescendo ha percepito il significato della sessualità», ha sottolineato il pm Eliana Dolce. I giudici non hanno dunque accolto la tesi della difesa. Il legale dell’uomo, l’ avvocato Alberto Longo ieri assente in aula e sostituito dal collega Giovanni Migliorati, aveva infatti sostenuto che non solo la ragazza aveva frainteso i gesti del parente, ma anche che il pensionato era rimasto vittima dei cattivi rapporti familiari tra la nonna e la mamma della giovane. L’ottantenne (per lui il giudice ha stabilito anche 5 anni di interdizione dai pubblici uffici) è stato condannato a risarcire la vittima delle violenze, la cifra sarà quantificata in sede civile, oltre al pagamento di 1.400 euro di spese processuali. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 90 giorni.