Marcheno, alla fonderia Bozzoli clima da choc: "E Beppe non si è ucciso"

Le ultime ore di Ghirardini raccontate dalla sorella di GABRIELE MORONI

La fonderia Bozzoli (Fotolive)

La fonderia Bozzoli (Fotolive)

Marcheno, 7 febbraio 2016 - «Quella mattina mio fratello è andato in fabbrica. Mario Bozzoli era scomparso la sera prima. Erano tutti al lavoro, Adelio e gli altri. Era stupefatto, ha chiesto spiegazioni. Ma come, si doveva cercare Mario e intanto il lavoro andava avanti. E’ tornato a casa». Natalina è una delle quattro sorelle di Giuseppe Ghirardini, operaio della fonderia Bozzoli, l’altra faccia del doppio giallo della Valtrompia. La sera dell’8 ottobre scorso Mario Bozzoli, titolare della fonderia con il fratello maggiore Adelio, sparisce all’interno dello stabilimento. Giuseppe Ghirardini, dipendente di lungo corso, vive ad Aleno, una frazione di Marcheno. Si allontana di casa, in auto, la mattina del giorno 13. Viene ritrovato il 18 ottobre, in una zona boschiva alla località Case di Viso, sopra Ponte di Legno. In corpo due capsule di cianuro. Natalina è assistita da un legale, l’avvocato milanese Sebastiano Lorenzo Sartori. Con lui è impegnata nella ricerca di una verità sfuggente e nella difesa della memoria del fratello.

«Beppe lo ha raccontato a me e a mia sorella Giacomina. Era tornato alla Bozzoli la mattina dopo che era scomparso Mario. Ha visto che lavoravano tutti. Ha detto ad Adelio: “Ma come, cercano Mario e voi lavorate?”. La risposta è stata: “Il lavoro è il lavoro”. Mio fratello ha risposto: “Mi dispiace, ma io non lavoro”. Parlando con noi, non sapeva capacitarsi e lo ripeteva: “Come fanno a lavorare quando cercano il nostro Mario?”. Diceva così, “il nostro Mario”. Gli voleva molto bene, gli era affezionato. Beppe era una persona di cuore, uno che in casa diceva tutto. Era venerdì. Sabato è andato a caccia dalle parti di Alessandria. Quando veniva a trovarmi nel mio ristorante, a Ghedi, lo facevo sempre parlare di caccia, la sua passione. Mi pareva di ascoltare mio padre».  Una cosa rifiutano le sorelle Ghirardini: l’idea, l’ipotesi, anche più remota, che Beppe possa essersi tolto la vita. «No, nella maniera più assoluta: non si è ucciso. Aspettava suo figlio, lo avrebbe rivisto dopo cinque anni. C’era un problema perché il bambino aveva il passaporto brasiliano scaduto. Era un’emozione unica: “Chissà se mi riconoscerà? Sarà un Natale felice. Con mio figlio”.

C’è il mistero di quell’ultima giornata, trascorsa a vagare, forse a fuggire lontano oppure a cercare rifugio in una località che parlava al suo cuore: il Tonale, dove aveva conosciuto Antonia Rosilene Rodriguez Freitas, Rosi, la donna brasiliana che era stata sua moglie e gli aveva dato il figlio. 

di GABRIELE MORONI