Inquinamento da piombo, la caccia è sotto accusa

Nel Bresciano ogni anno 25 tonnellate di metallo. Nel 2005-2006 uccisi in zona 1.507.765 esemplari. Questo vuol dire che ogni cacciatore ha immesso nell'ambiente da uno a due chili di piombo, che viene spesso ricavato dalle batterie a motore

Cacciatore in una foto Ansa

Cacciatore in una foto Ansa

Brescia, 27 ottobre 2014 - «La caccia produce inquinamento e rischi non solo per l’ambiente ma anche per la salute umana, oltre ad essere, almeno per noi animalisti, eticamente inaccettabile». La denuncia arriva dal Partito per la Protezione Animali e dal suo presidente Fabrizio Catelli. «A tutti ricordo che l’attività venatoria si pratica con i fucili e che i fucili sparano, per lo più, cartucce composte da pallini di piombo — dice Fabrizio Catelli — e il piombo, è scientificamente provato, causa danni all’uomo, agli animali e più in generale all’ambiente. A dimostrazione che il problema esiste anche se nessuno ne parla, vi è un rapporto di “Isprambiente” del 2012 composto da quasi novanta pagine. E a fare da protagonista nel rapporto è quella che è non a caso ritenuta la “regina” delle “province venatorie”, ovvero Brescia». Fabrizio Catelli spiega che ogni anno in Italia tramite la caccia vengono immesse circa diecimila tonnellate di piombo. Di esse a Brescia attualmente almeno 25 finiscono nei campi, boschi e animali. «In passato la percentuale era molto maggiore, anche di 40 – 60 tonnellate, dato che c’erano più licenze e dato che maggiori erano le specie cacciabili — rimarca Fabrizio Catelli —. Secondo l’Ispra nel Bresciano nel 2005–2006 i 30.388 cacciatori con residenza venatoria hanno abbattuto 1.507.765 esemplari. Questo equivale al fatto che ogni cacciatore è responsabile di avere immesso nell’ambiente, in media, da uno a due chili di piombo».  La situazione sarebbe più grave in corrispondenza degli appostamenti fissi, dove si concentrerebbero quantità più elevate del metallo inquinante. «Sempre tra il 2005 e il 2006 in provincia di Brescia c’erano 5139 appostamenti fissi — continua l’animalista — in loro corrispondenza sono stati incernierati 1.137.495 uccelli. Quindi vicino a queste strutture finiscono in media dai cinque ai sette chili di piombo, che va ad inquinare le falde acquifere, ma che spesso viene assunto da vari tipi di animali. Nel suo rapporto Ispra consiglia a chi consuma selvaggina di togliere i pallini dagli animali uccisi ma anche di levare la carne con cui sono venuti in contatto. Credo che questo basti a farci capire come il problema sia reale. Tra l’altro una frazione non trascurabile del piombo utilizzato per produrre le munizioni da caccia deriva dalle batterie comunemente impiegate sui veicoli a motore. Esse contengono, oltre al piombo, acido solforico e materie plastiche. A tutto questo si aggiungono i contenitori in plastica, che vengono abbandonati per campi e boschi. Ancora, spesso i cacciatori entrano nei campi con le auto, rompono rami e altro.