Imam sotto ricatto del suo collaboratore: «Paga o diffondo tue foto e video hard»

Presunto taglieggiatore arrestato, ma rimesso in libertà: è volato in Marocco di Beatrice Raspa

L’uomo è stato colto in flagranza ma è stato scarcerato dopo la convalida del suo arresto (Fotolive)

L’uomo è stato colto in flagranza ma è stato scarcerato dopo la convalida del suo arresto (Fotolive)

Brescia, 8 ottobre 2015 - L’imam, l’ex collaboratore infido, le foto e i video hard, le pretese di denaro e le minacce di morte. Sono alcuni ingredienti della storia che ha visto come protagonista suo malgrado un quarantenne straniero, predicatore affermato nella comunità musulmana di Brescia e non solo - top secret la nazionalità per rispettarne la privacy - molto attivo nel mondo della comunicazione, vittima di un ricatto a luci rosse da parte di un suo ex dipendente marocchino. Il presunto taglieggiatore è stato arrestato dai carabinieri ma è stato rimesso in libertà dal tribunale dopo la convalida. E una volta scarcerato, l’uomo è sparito con moglie e figlie in Marocco e da laggiù avrebbe ripreso a minacciare e ricattare.

I fatti sono del 2015. Tra i due musulmani, entrambi di Brescia, da qualche tempo non correva buon sangue per questioni lavorative. All’apice di una serie di divergenze legate a problemi di regolarizzazione contrattuale, il marocchino - stando a quanto accertato dai militari - ha iniziato a pressare il superiore servendosi di alcune fotografie e video in cui questi appare in atteggiamenti più che intimi con una serie di donne. «Un ridicolo fotomontaggio», è la versione dell’imam.

Fatto sta che per estorcergli del denaro - alcune decine di migliaia di euro - l’ex collaboratore avrebbe minacciato di infamare il predicatore e di screditarlo diffondendo a pioggia gli scatti hot e i video in internet, mostrando tutto alla moglie, immettendo le immagini nel circuito web del porno e, peggio del peggio, di rendere partecipe la comunità musulmana della sua condotta libertina poco in linea con i dettami dell’Islam.

Sotto scacco e spaventato - il personaggio è accreditato anche in Europa per riscuotere fondi tra i connazionali e occuparsi di diplomazia e relazioni con i Paesi d’origine - a fine aprile ha chiesto aiuto ai carabinieri di piazza Tebaldo Brusato. Davanti ai militari, accompagnato dal suo avvocato, Alberto Scapaticci, il quarantenne ha vuotato il sacco, denunciando il persecutore per tentata estorsione, ingiuria, minacce, diffamazione. Era il 28 aprile. Pochi giorni dopo, in occasione di una consegna concordata di denaro organizzata apposta sotto gli occhi dei militari della compagnia di Brescia per creare le circostanze della flagranza, il ricattatore è finito in manette.

L’arrestato però, in sede di convalida, è stato rimesso in libertà e, in tempo record, è tornato in patria, portando con sé la famiglia. Le vicissitudini tuttavia per l’imam non si sono concluse, tanto che il 30 luglio scorso l’uomo ha sporto una seconda querela nei confronti dell’ex collaboratore. Ancora più infuriato per avere perso il lavoro e per essere stato in prigione, nei mesi scorsi il marocchino ha ricontattato a più riprese via whatsapp il suo solito bersaglio, di nuovo al centro di presunti fotomontaggi che lo ritraggono in attività a luci rosse con varie signore. Materiale inviato anche ai presidenti dei centri islamici di varie città italiane. «Ho una collezione di foto da vendere» era il refrain che la vittima si sentiva ripetere.

«Mi disse che mi avrebbe lasciato in pace solo fino alla fine di ramadan, e poi ci saremmo incontrati per parlare di denaro visto che per colpa mia la sua famiglia era stata rovinata, aveva perso il lavoro ed era stato in prigione, altrimenti sarebbe rientrato in Italia per uccidermi» ha denunciato.