Foto osé da minori su internet, finanziere nei guai

Si faceva mandare foto osé da minorenni. A processo per concussione e adescamento di minori e patteggia 2 anni e mezzo. Protagonista un finanziere in forza, fino a poco tempo fa, tra le Fiamme gialle bresciane di Beatrice Raspa

Internet (foto di repertorio)

Internet (foto di repertorio)

Brescia, 22 marzo 2015 - Finisce a processo per concussione e adescamento di minori e patteggia 2 anni e mezzo. Protagonista un finanziere in forza, fino a poco tempo fa, tra le Fiamme gialle bresciane. La procura lo accusava di aver fatto valere indebitamente il proprio ruolo di pubblico ufficiale per procacciarsi fotografie osé di adolescenti e di avere circuito ragazzine con la promessa di aiutarle a diventare modelleI conti in sospeso con la giustizia per l’uomo - che ha trascorso un periodo ai domiciliari - si sono chiusi qualche giorno fa, all’esito di un giudizio sfociato nel patteggiamento di una pena salata.

Il trentenne, curriculum irreprensibile, era stato denunciato da parte delle «amiche» virtuali di Facebook. Il popolare social network, stando alla ricostruzione del sostituto procuratore Leonardo Lesti, veniva utilizzato dall’uomo per approcciare ragazze di 14-15 anniCarpita la fiducia delle giovanissime, il militare, con la scusa di un’iscrizione a un presunto concorso di bellezza, le avrebbe convinte a mostrargli scatti osé. Lusingata la vanità delle adolescenti, le avrebbe rassicurate sul buon esito della selezione, garantendo che, in virtù del proprio ruolo, avrebbe messo la classica buona parola.

In un caso, per convincere una ragazza recalcitrante a inviare la foto, avrebbe fatto pressioni ventilando possibili ripercussioni negative. In quella circostanza - da cui è scaturita l’accusa più grave, la concussione - il pubblico ufficiale sarebbe apparso nella sua foto profilo di Facebook in divisa«Il patteggiamento non è affatto un’ammissione di colpa - ha chiarito il difensoree, Giovanni Barzellotti - è stata una scelta dettata da ragioni di opportunità. Il mio assistito era in buona fede, per lui era un gioco senza cattive intenzioni».