The Floating Piers inaugurato, alle 7 il primo passo. A piedi nudi sulle acque del Sebino

Passeggiata metafisica tra riflessioni profonde e "mancano le sdraio"

The Floating Piers

The Floating Piers

Sulzano, 19 giugno 2016 - Notte di veglia, notte d’attesa. Iseo ci accoglie con un temporale che fa salire l’adrenalina e infittisce il mistero: sono le 21 di venerdì, né Christo né la prefettura si sono ancora pronunciati sull’ora in cui l’opera d’arte The Floating Piers prenderà vita. Tanti sperano nella mezzanotte e iniziano a camminare sul nastro arancione che avvolge le stradine del centro storico di Sulzano, già cuore dell’installazione, arrivando sino all’inizio della passerella. Tutto sbarrato. Pazienza, santa pazienza: chi è giunto di buon ora è disposto ad aspettare e a trascorrere lì tutta la notte. Non sortisce alcun effetto l’urlo di un addetto ai lavori che arriva puntuale alle 22: «Non si apre sino a domattina». Alle 5 cresce il fermento. «Stanno per arrivare sindaci, governatori e ministri, qualcosa pur succederà», il sentir comune. Ci mettiamo in coda, iniziando a carburare emozioni, le nostre e quelle degli altri. Daniele e Anita sono partiti da Padova nel cuore della notte. «Siamo curiosi e Christo ci ha conquistato con la sua dedica alla moglie Jeanne-Claude», confessano. Andrea, 70 primavere, ha seguito tutti i lavori in questi mesi, non si sarebbe perso l’ora “x” per nulla al mondo. Si avvicinano i politici, parte qualche fischio. C’è chi zittisce i contestatori per ripristinare la sacralità del momento: «Siamo in un’opera d’arte». Alle 7,40 scoppia un applauso, la fila inizia a scorrere. Dopo una decina di metri incrociamo Christo, controcorrente. Cammina velocemente e in silenzio. Le “acque” si aprono davanti all’artista, la folla fa spazio, applaude e trova un’unica parola: «Grazie». Ricordiamo in quel momento il suo consiglio, sfiliamo le scarpe e iniziamo a camminare a piedi nudi. Ecco la sensorialità dell’opera. Il tessuto ruvido e scivoloso, fradicio dalla pioggia di poche ore prima, aiuta a prendere il contatto. Mentre si oscilla avanti e indietro, l’umido sale e gioca sulla pelle. Il profumo del lago è avvolgente, mentre il sottofondo musicale è fatto di lingue che si intrecciano, bresciano condito col tedesco, intuizioni filosofiche mescolate a idee terra a terra: «Potevano metterci delle sdraio», scuote la testa una signora. Fa parte delle regole del gioco. Intanto, tra sacro e profano, gli autoctoni svelano i prodigi. Primo miracolo: «Le persone hanno scoperto che Sulzano non è il parcheggio di Monte Isola». Secondo miracolo: «I turisti stranieri, tedeschi in primis, hanno scoperto che oltre al Garda c’è pure l’Iseo» Gli isolani, che per la prima volta raggiungono a piedi quella che chiamano “la terra ferma”, liberi e incuranti degli orari dei battelli, mettono le mani avanti: «Che spettacolo il ponte, ma in nome dell’arte e a tempo determinato». Si continua a camminare, una bimba fa la ruota e un fanciullo arriva di corsa con il salvagente mentre gli steward distribuiscono frammenti del tessuto: fai parte dell’opera? Ne porti a casa un pezzo. Intanto il sole inizia a scaldare e ad asciugare parte del telo, rivelando le sue potenzialità cangianti e giocando con i riflessi del lago. Un lago inedito: tra l’isolotto di San Paolo e Monte Isola si è creato uno specchio d’acqua sulla destra, mentre a sinistra le onde si inseguono. Incontriamo un gruppo di milanesi, stanno portando con loro virtualmente un amico: «Alessandro non si è svegliato», spiegano, mostrando all’assenteista pentito la camminata in diretta. Anche la tecnologia è parte integrante dell’installazione. Si ondeggia così sino al punto di partenza, una volta a Sulzano le gambe tremano. L’ultima immagine la regala un bambino. Guardandoci con gli occhi grandi: «Che sensazione strana, nuova. Non avevo mai provato a camminare sulle acque».