Trans morta nel cassone, è caccia ai suoi cellulari / FOTO

Ultimi contatti prima di morire. Chi ha minacciato in rete la 34enne era in una clinica quando lei è scomparsa

Nel riquadro Marta Baroni, trovata morta in un cassone del verde

Nel riquadro Marta Baroni, trovata morta in un cassone del verde

Brescia, 26 agosto 2016 - Marta è morta per un malore, un’emorragia gastrica che le sue precarie condizioni fisiche (aveva problemi forse legati all’anoressia) e l’abuso di sostanze stupefacenti e medicinali potrebbero avere favorito. Questa è una delle prime risposte arrivate agli inquirenti dall’autopsia eseguita sul corpo di Marta Baroni, la transessuale trovata senza vita mercoledì mattina all’interno di un cassonetto per la raccolta del verde. Marta però in via Torricella non era sola. Ne sono convinti gli inquirenti che dal giorno del ritrovamento stanno cercando di ricostruire le ultime ore della 34enne. Una traccia in più potrebbe arrivare dai due cellulari intestati a Marta. Potrebbe, visto che nessuno dei due telefoni è stato recuperato. Nella casa che Marta divideva con la madre nel quartiere Abba (a poche centinaia di metri dal luogo del ritrovamento del cadavere) i carabinieri che indagano su questa vicenda hanno solo recuperato le confezioni. I due telefoni sembrano invece essere scomparsi. Entrambi sono muti da giorni. Qualche elemento in più può arrivare dai tabulati. Lì potrebbero esserci le indicazioni per risalire a chi ha trascorso con la 34enne i suoi ultimi attimi di vita. In Procura il fascicolo sul tavolo dal Pm Roberta Panico è aperto per l’ipotesi di reato di occultamento di cadavere. Sul corpo di Marta infatti non sono stati trovati segni di violenza, ma per chi sta indagando la 34enne ha trascorso la serata in compagnia di qualcuno. Qualcuno che forse quando l’ha vista stare male ha preferito andarsene piuttosto che chiamare i soccorsi.

Le telecamere di in un distributore di carburante vicino al luogo del ritrovamento potrebbero tornare utili. Le registrazioni che partono da sabato e arrivano fino alla mattina di mercoledì sono al vaglio degli inquirenti. Da quelle si potrà capire se Marta è entrata da sola nel cassone, se lo ha fatto con chi era con lei o se qualcuno può averla sollevata e messa dentro dopo averla vista stare male. Sulle minacce di morte arrivate a Marta via telefono da un ex spasimante gli inquirenti sono chiari. «Abbiamo già sentito chi ha scritto quel messaggio - spiegano - Sono il frutto di una serata condita da abusi di sostanze. La persona che ha inviato quelle minacce da tempo era ospite di una struttura psichiatrica da cui è uscito martedì, questo lo farebbe uscire dalla vicenda».