Terroristi arrestati a Brescia, Waqas e Briki condannati a 6 anni

Sarebbero gli autori dei "selfie" dello Stato islamico fatti a Milano e Roma. Stavano progettando secondo le indagini attacchi a Ghedi. Il pakistano Muhammad Waqas e il tunisino Lassaad Briki sono stati arrestati lo scorso 22 luglio con l'accusa di terrorismo internazionale

Lassaad Briki e Muhammad Waqas  (D) in una foto ripresa durante un'operazione antiterrorismo (Ansa)

Lassaad Briki e Muhammad Waqas (D) in una foto ripresa durante un'operazione antiterrorismo (Ansa)

Brescia, 25 maggio 2016 - "Persone inserite, con i documenti in regola, che vivono e lavorano accanto a noi". Questa la definizione dei jihadisti dell'Isis data dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli in un passaggio della requisitoria del processo a carico del pakistano Muhammad Waqas e del tunisino Lassaad Briki, arrestati lo scorso 22 luglio con l'accusa di terrorismo internazionale. I due, entrambi regolari e con un lavoro a Manerbio, in particolare, parlavano nelle intercettazioni di attentati da compiere in Italia, tra cui un'azione contro la base militare della Nato di Ghedi, nel Bresciano. 

Oggi, a meno di un anno di distanza dagli arresti eseguiti dalla Digos, è arrivata la sentenza nell'aula bunker davanti al carcere di San Vittore. Sono stati condannati a sei anni di carcere il tunisino Lassaad Briki e il pakistano Muhammad Waqas. Lo ha deciso la corte d'assise di Milano, presieduta da Ilio Mannucci, accogliendo la richiesta del procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e del pm Enrico Pavone.

La corte ha accolto le richieste di condanna formulate stamani dalla Procura, concedendo anche, come chiesto dagli stessi pm, ai due imputati accusati di terrorismo internazionale le attenuanti generiche sulla base del fatto che i due hanno rinunciato ai testimoni e quindi al dibattimento, velocizzando così il processo. I giudici hanno disposto inoltre che i due presunti terroristi a pena espiata vengano espulsi dall'Italia e si sono presi un termine di 90 giorni per il deposito delle motivazioni. Stando alle indagini, sarebbero stati anche gli autori degli ormai famosi selfie di propaganda e minacce davanti al Duomo di Milano e al Colosseo di Roma. Nelle fotografie, venute a galla sul web più di un anno fa, comparivano cartelli con su scritto 'Siamo nelle vostre strade' e con minacce da parte del sedicente Stato islamico. Inoltre, stando alle indagini delle Digos e della polizia postale, i due avrebbero anche effettuato sopralluoghi attorno alla base militare di Ghedi e parlavano nelle intercettazioni anche di altri obiettivi in Italia.

"È innocente, non ha fatto niente, perché sei anni di carcere?", ha detto ai cronisti la sorella di Lassaad Briki. Il difensore di Waqas, l'avvocato Luca Crotti, ha spiegato ai cronisti dopo la sentenza e dopo aver parlato con il suo assistito che il pakistano "non si aspettava una pena così severa". Per il legale, infatti, "sei anni di reclusione per l'articolo 270bis del codice penale è una pena troppo alta, tra le più severe mai applicate per questo reato".