Terrorismo, Cassazione: sbagliato scarcerare il kosovaro che inneggiava all'Isis sul web

La Suprema Corte ha accolto il riscorso della Procure di Brescia contro l'annullamento della misura cautelare da parte del Riesame

Cassazione (Imagoeconomica)

Cassazione (Imagoeconomica)

Brescia, 12 dicembre 2017 - Anche un 'like' a un video dell'Isis puo' rappresentare un grave indizio di colpevolezza che giustifica la custodia cautelare in carcere per apologia del terrorismo. Lo sottolinea la Cassazione, affrontando di nuovo il caso di un kosovaro, che era residente nel Bresciano, ora espulso dal nostro Paese, che era stato sottoposto a misura cautelare, poi annullata dal tribunale del Riesame.

Il procuratore della Repubblica di Brescia, dopo una prima pronuncia della Suprema Corte e un nuovo annullamento del Riesame, aveva presentato un secondo ricorso rilevando che "il richiamo costante ed esplicito al conflitto bellico in corso di svolgimento sul territorio sirio-iracheno, contenuto nelle registrazioni pubblicate e condivise sul profilo Facebook" dell'indagato, "rappresentava un idoneo e qualificato riferimento all'Isis". Il Riesame bresciano, "pur riconoscendo che il termine Jihad evoca la guerra santa", aveva sottolineato nel ricorso il capo della Procura, "ha ritenuto che nelle videoregistrazioni non vi siano sufficienti elementi per ricondurre univocamente i richiami alla guerra santa, in esse contenuti, all'Isis, sul rilievo che lo Stato islamico era solo una delle parti belligeranti del conflitto sirio-iracheno e non era stata dimostrata la volonta'" del kosovaro "di riferirsi proprio all'Isis e non ad altri combattenti". Un'argomentazione che, secondo il capo del pm di Brescia, risulta "contraddittoria e incongrua", con cui si ridimensiona anche "l'importanza" dell'opzione 'like'" che l'indagato aveva apposto ad uno dei video pubblicati in rete.

La quinta sezione penale della Suprema Corte, con una sentenza depositata oggi, accogliendo il ricorso della Procura, ha sottolineato che "e' pacifico" che lo straniero "abbia inneggiato apertamente allo Stato islamico ed alle sue gesta ed ai suoi simboli", mentre i giudici del Riesame "non hanno tenuto conto dei contatti" dell'uomo "con altri soggetti gia' indagati per terrorismo islamico". Inoltre la "durata", pari a 11 giorni, "della condivisione" di due video inneggianti all'Isis "sul profilo Facebook" dell'indagato e la "circostanza che uno dei due sarebbe stato diffuso con la sola opzione 'mi piace'" sono elementi "non certo idonei a ridurre la portata offensiva della sua condotta - scrivono gli 'alti' giudici - attesa la comunque immodificata funzione propalatrice svolta in tale contesto dal social network facebook". Il Riesame di Brescia dovra' quindi occuparsi di nuovo del caso, attenendosi ai principi dettati dalla Cassazione.