Stamina, i due volti del Civile: in aula è parte lesa e responsabile

Il nuovo capitolo della telenovela giudiziaria che ha fatto da contesto alle vicende della presunta «cura compassionevole» somministrata nell’ospedale bresciano, con interruzioni, tra l’ottobre 2011 e lo scorso agosto è stato scritto ieri in un’aula del tribunale di Torino di Giulia Bonezzi

Davide Vannoni (Ansa)

Davide Vannoni (Ansa)

Brescia, 16 novembre 2014 -  Gli Spedali Civili di Brescia entrano a piè dispari nel processo torinese contro Stamina. Si può dire letteralmente, perché ci entrano nell’insolita doppia veste di parte civile, eventualmente da risarcire, e di responsabile civile, che potrebbe poi essere chiamato a pagare danni. Contemporaneamente. Il nuovo capitolo della telenovela giudiziaria che ha fatto da contesto alle vicende della presunta «cura compassionevole» somministrata nell’ospedale bresciano, con interruzioni, tra l’ottobre 2011 e lo scorso agosto (in convenzione per i primi sette mesi, poi sempre su ordinanze di giudici civili) è stato scritto ieri in un’aula del tribunale di Torino. Il gup Giorgio Potito ha accolto tutte le richieste di costituzione nel processo tranne una (quella dell’associazione Casa del consumatore): una trentina, anche se alcune sono limitate a certi eventuali imputati e capi d’imputazione.

Spedali Civili di Brescia (foto Alive)

Sono dentro, dunque, anche la Regione Lombardia e il Civile, che, diversamente dall’amministrazione della rosa camuna, non ha voluto essere parte civile contro i suoi lavoratori (tre medici in servizio e l’ex direttrice sanitaria passata a Crema) che potrebbero finire al banco degli imputati insieme a Davide Vannoni e soci. Una differenza sostanziale per loro quattro, quanto sfumata nel piccolo esercito che si è formato nell’aula torinese, di parti civili a volte l’una contro l’altra armate. Si spazia dal contingente svizzero (il Cardiocentro Ticino, una sua ricercatrice e la Swiss Stem Cell Bank per presunta diffamazione via Facebook da parte di mr Stamina) ai 28 familiari di undici pazienti che vogliono i danni dopo essersi sottoposti alla «metodica».

Liborio Cataliotti e Pasquale Scrivo, gli avvocati di Vannoni, sostengono dopo lettura delle carte che «da molti di essi non traspare la volontà di ritorsione, ma il desiderio di sapere come stanno realmente le cose», e insistendo che solo parte delle 138 «persone offese» individuate dal pm Raffaele Guariniello ha scelto di far guerra a Vannoni, promettono di portare «centinaia di pazienti» soddisfatti se si andrà a dibattimento. Intanto, però, al gup Potito sono arrivate anche le citazioni a responsabile civile per i due ospedali pubblici dove il semiologo era riuscito a far entrare la sua “cura”: il Burlo Garofalo di Trieste (dove ha lavorato il vice medico Marino Andolina, oggetto di richiesta di rinvio a giudizio con Vannoni e altri 11), e il Civile di Brescia. Il giudice le ha ammesse entrambe.

giulia.bonezzi@ilgiorno.net