Traffico di rifiuti pericolosi, tutti assolti alla Selca

I fratelli Bettoni, titolari dell'azienda ormai fallita, dichiaratio innocenti perché "il fatto non sussiste"

Lo stabilimento della Selca a Berzo Demo

Lo stabilimento della Selca a Berzo Demo

Berzo Demo (Brescia), 19 aprile 2017 - Assolti perché il fatto non sussiste. Si è chiuso così il processo che vedeva alla sbarra i fratelli Flavio e Ivano Bettoni, i proprietari della Selca di Berzo Demo, l’azienda fallita nel 2010 e che nel sito di Forno Allione in Valle Camonica si occupava del trattamento dei rifiuti. Entrambi erano accusati di traffico illecito di rifiuti aggravato dalla transnazionalità. Per loro il pm aveva chiesto 4 anni di carcere. La corte ha invece accolto la tesi della difesa e ha mandato assolti i due fratelli perché il fatto non sussiste.All’interno dell’impianto tra il 2004, anno dei primi accessi della Forestale, e il 2010 quando i Bettoni decisero di vendere l’azienda che dopo poche settimane fallì, tutte le attività venivano svolte secondo le autorizzazioni. 

Per l'accusa invece tra il settembre del 2009 e il febbraio del 2010 all’interno della Selca ci si sarebbe limitati a triturare le celle elettrolitiche spedite dall’Australia alla Valcamonica dalla multinazionale dell’alluminio Tomago (con cui Selca nel 2008 aveva stipulato un contratto) e quindi a miscelarle con materie prime prima di metterle sul mercato. «Il materiale entrava alla Selca come rifiuto e come tale usciva - aveva sottolineato nella sua requisitoria il pm – In alcuni casi addirittura le sostanze inquinanti presenti (cianuri e floruri) erano maggiori rispetto a quando arrivavano in azienda». Bisognerà attendere 90 giorni, questo il tempo che il giudice si è preso per depositare le motivazioni, per comprendere cosa ha spinto la corte verso l’assoluzione. 

Soddisfatti al termine del lungo processo (16 le udienze del processo di primo grado più due davanti al gup) i legali dei due fratelli Bettoni «Bisogna osservare cosa lascia in eredità questa lunga vicenda giudiziaria - osserva Alessandro Stefana, difensore di Ivano Bettoni - Abbiamo un sito produttivo in cui è stoccato materiale di rifiuto che prima veniva recuperato e ora invece giace inerte. E soprattutto abbiamo circa 160 persone, 100 dipendenti Selca e una sessantina dell’indotto, che hanno perso il lavoro in una zona che ha fame di lavoro. Una bella fetta di responsabilità ce l’ha la politica che non ha voluto informarsi su quello che nell’azienda realmente accadeva».

Rincara la dose il suo collega Gianluigi Bezzi, il legale di Flavio Bettoni. «In Selca i Bettoni avevano investito portando tecnologie nuove e lavoro - ricorda - La Procura sembra invece avere visto questo con sospetto». C’è invece delusione tra le parti civili: il Comune di Berzo Demo, il ministero dell’Ambiente, la Provincia di Brescia e Regione Lombardia. «Ora attendiamo le motivazione - spiega l’avvocato Francesco Menini, avvocato del Comune - Lì verrà fatta anche finalmente chiarezza sui rimpalli di responsabilità tra gli enti».