I rifiuti pericolosi nell'area ex Selca: "Mi aspetto la bonifica entro 5 anni"

Giovan Battista Bernardi è il sindaco di Berzo Demo il paese della Valle Camonica dove ancora sorge l’azienda e si dice ottimista di PAOLO CITTADINI

Giovan Battista Bernardi, sindaco di Berzo Demo

Giovan Battista Bernardi, sindaco di Berzo Demo

Brescia, 6 giugno 2016 - «Non posso che essere ottimista. Lo devo ai miei concittadini. Mi auguro che entro i prossimi 4 o 5 anni l’intera area venga bonificata». Giovan Battista Bernardi è il sindaco di Berzo Demo il paese della Valle Camonica dove ancora sorge la Selca, l’azienda che per anni fino al 2010 ha operato nel ciclo del recupero dei rifiuti speciali pericolosi e non trasformati poi in materie prime secondarie destinate poi ai cementifici e acciaierie. Nell’impianto fermo sono parcheggiate da anni decine di migliaia di tonnellate di scorie di lavorazione dell’alluminio provenienti dall’Australia contenenti fluoruri, cianuri e metalli pesanti.

Un anno fa in Valcamonica è salita anche la Commissione bicamerale di inchiesta sulle Ecomafie di Camera e Senato. «Per noi è stato importante – ricorda Bernardi – Perché la vicenda è arrivata ai massimi livelli istituzionali e nessuno può più dire di non sapere». Per le associazioni ambientaliste e per lo stesso sindaco Bernardi si tratta di «una bomba ambientale» su cui recentemente il Tar di Brescia si è espresso sostenendo che Flavio Bettoni (presidente del Consiglio di amministrazione della Selca dal 2007 al 2010), Piergiorgio Bosio (amministratore unico dal 1997 al 2007), Ettore Vacchina (procuratore speciale dal 2008 al 2009 ) e il curatore fallimentare Giacomo Ducoli (indagato dalla Procura di Brescia per disastro ambientale) sono i responsabili dell’inquinamento e dovranno bonificare. «A breve – dice Bernardi – si terrà la conferenza dei servizi (salvo sorprese il 16 giugno) a cui parteciperemo con Regione e Ats (ex Asl). Lì Ducoli dovrà presentare i primi dati relativi alla caratterizzazione dei rifiuti presenti». La bonifica però è ferma. «Le risorse ci sono – ricorda Bernardi - oltre 9 milioni di euro rimasti dopo la liquidazione per il fallimento. Dovevano partire anni fa viste le ordinanze emesse come Comune a inizio 2014».

Nulla però è stato fatto. O quasi. «È iniziata la messa in sicurezza con la copertura delle parti più «polverose» e lo spostamento al coperto dei rifiuti fino a qualche settimana fa lasciati nel cortile esterno dell’impianto – ricorda Bernardi – Tutto a carico della collettività. I 242mila euro utilizzati sono infatti nostri, quelli che abbiamo ottenuto dalla Regione che li ha anticipati. Selca in passato aveva stipulato una fideiussione da 450mila euro come garanzia per le bonifiche, ma noi non possiamo sbloccarla perché è in capo al Pirellone che ha chiesto la riscossione senza però ottenere nulla visto che l’istituto che ha garantito la fideiussione ha fatto ricorso al presidente della Repubblica e tutto si è bloccato». In tribunale a Brescia prosegue il processo a carico di Ivano e Flavio Bettoni, titolari della Selca fino al 2010, alla sbarra per traffico illecito di rifiuti pericolosi per la vicenda degli scarti dall’Australia. Il Comune di Berzo Demo si è costituito parte civile. «Dovevamo farlo perché vogliamo tutelare i cittadini».

di PAOLO CITTADINI