Rezzato, il Comune prigoniero delle cave. A Cascina Castella si estrarrà fino al 2018

L’assessore Gallina: "Il piano provinciale è scaduto, ma resta valido"

Rezzato, una foto d'archivio di Cascina Castella (Fotolive)

Rezzato, una foto d'archivio di Cascina Castella (Fotolive)

Rezzato (Brescia), 12 agosto 2016 - Si potrà continuare a scavare fino al 24 gennaio 2018 nella cava «Cascina Castella» di Rezzato, nell’Ate g25. La Provincia ha prorogato il termine di efficacia dell’autorizzazione estrattiva alla ditta Gaburri Spa. Si potrebbe dire un atto dovuto, visto che la legge regionale 38 del 2015 ha esteso l’efficacia dei Piani cave (quello bresciano è scaduto nel 2015) fino all’esecutività dei nuovi piani e comunque per un periodo massimo di 3 anni. Quando nella primavera 2017, dunque, Brescia taglierà il nastro del nuovo Parco delle cave, a pochi metri si continuerà a scavare, visto che l’Ate g25 è diviso tra Brescia e Rezzato. Se il capoluogo ha dato il buon esempio e ha fatto il primo passo per riconvertire un’area sfruttata da decenni in un polmone nuovo per la città, per ora l’idea di fare un parco sovracomunale (Plis) resta un sogno.

A Rezzato hanno, infatti, ben altri nodi da sciogliere. «Rispetto a Brescia – spiega Giorgio Gallina, assessore con delega alle Cave – abbiamo una situazione un po’ diversa, perché le nostre cave sono ancora tutte in attività e, in virtù del Piano provinciale, i quantitativi sono ancora consistenti. Dall’altro lato, parlando della cava Gaburri ci sono ancora delle questioni in sospeso da risolvere». Una su tutte è la discarica Castella, a cui la Regione ha detto di no, archiviando l’istanza dopo un’intensa battaglia di Comuni e cittadini. Il proponente, però, la Castella srl, ha fatto ricorso al Tar contro l’archiviazione.«Abbiamo questo aspetto che incombe – spiega Gallina – a cui se ne aggiunge un altro. Abbiamo dato sanzioni per escavazione, nella cava Gaburri, oltre i quantitativi autorizzati, ed anche in questo caso è stato fatto ricorso. E’ difficile, per ora, fare qualcosa di analogo al Parco delle cave di Brescia, perché prima dobbiamo risolvere questi problemi».

La partita si giocherà nei prossimi mesi con la redazione del nuovo Piano cave della Provincia, che sarà pronto per il 2018 e che avrà valore per un decennio. Il consigliere provincile con delega all’ambiente Gianbattista Groli ha annunciato che i quantitativi saranno ridotti. Il vecchio Piano 2004-2014 è risultato sproporzionato: dei 70 milioni di metri cubi autorizzati, ne sono stati escavati poco più di 30, complice anche la crisi dell’edilizia. «Il Comune si era opposto al vecchio Piano, ma poi era stato approvato così come era. Se questo nuovo dovesse riconfermare i quantitativi da cavare – conclude Gallina – non possiamo fare molto. Per quello che abbiamo potuto, nelle aree delle cave non abbiamo previsto edificazioni ma recupero a verde o uso ricreativo. Ora la nostra vera battaglia è farci ascoltare nella redazione del nuovo Piano».

Una mano arriverà anche da Brescia. «Ci batteremo con Rezzato – ha assicurato Fabio Capra, consigliere del Comune di Brescia con delega alle cave - perché l’Ate g25 sia ridimensionato ed esaurito e perché al contempo la cava non si trasformi in discarica, come è accaduto in questi decenni».